Per conoscere Gibellina Nuova (provincia di Trapani) e la sua storia bisogna prima conoscere il Cretto di Burri. Perchè l’anima di Gibellina Vecchia è sepolta sotto il Cretto di Burri e anche se il paese è risorto in un’altra località la sua memoria storica è perduta per sempre, bruciata dal cemento. Il grande monumento (150x35000x28000 centimetri) realizzato da Alberto Burri tra il 1984 e il 1989, infatti, sorge dove prima sorgevano le macerie di Gibellina.
Le sue enormi onde di cemento e intonaco bianco abbagliante occupano oggi quelle che un tempo erano le strade e le piazze del paese, cancellato dal terremoto del 1968. Involontariamente il Cretto ha cancellato Gibellina per la seconda volta ed esprime, con la sua freddezza, quel sentimento che provano anche gli abitanti. Un distacco intimo da quel borgo che è sì un museo a cielo aperto famoso nel mondo … ma non è più casa loro. Bisogna andare a scoprire Gibellina Nuova, camminarci dentro, per comprendere questa contraddizione.
Gibellina, storia di un paese cancellato
Il nome Gibellina viene dall’arabo, gebel s’ghir (piccola montagna), e fa riferimento a un piccolo centro medievale sorto tra il XIII e il XIV secolo intorno al feudo di Manfredi Chiaramonte. C’era un castello, un tempo, in cima alla collina su cui sorgeva il borgo. Poi una via principale, una piazza, poche casette abitate da semplici agricoltori e cariche di storia. Sulla storia del paese non si sa molto di più, nemmeno il sito del comune ha una sezione turistica che riporti gli eventi del passato. Perchè tutto è cambiato il 14 gennaio 1968.
Il terremoto che scosse la valle del Belìce con una potenza vicina a 7 gradi Richter sbriciolò in pochi secondi decine di piccoli paesi agricoli. Alcuni nonostante i danni rimasero in piedi, come Poggioreale o Santa Margherita, altri vennero letteralmente cancellati. Gibellina fu uno di questi. Su quella collina felice di un tempo calarono buio, polvere e dolore. Le poche mura rimaste in piedi servivano solo per ricordare i propri cari morti sotto le macerie o per raccontare la storia del sisma ai figli.
Si sarebbe potuta ricostruire Gibellina sul posto, se interessi economici, corruzione e lentezza nell’organizzazione non avessero costretto i poveri abitanti a trasferirsi addirittura 20 km più a occidente. Gibellina Nuova rinacque in una pianura, perdendo già il significato del proprio antico nome. Per facilitare e accelerare la ricostruzione, il sindaco decise di affidare il compito alla fantasia dei migliori artisti contemporanei del tempo. Fu una vera e propria gara che portò nel cuore della provincia trapanese gente come Sciascia, Paladino, Pomodoro, Burri e tanti altri.
Un borgo che diventa museo
L’idea fu originale e vincente, in perfetta sintonia con il tempo di grandi cambiamenti che fu quello compreso tra il 1968 e gli inizi degli anni Settanta. L’arte guardava al futuro, alla complessità, all’astratto e ai materiali nuovi come cemento, metallo e vetro. Gli artisti chiamati a lavorare a Gibellina crearono strade, piazze, chiese, palazzetti dello sport seguendo l’ispirazione ultramoderna del momento.
E così gli abitanti, semplici contadini e allevatori, si ritrovarono a camminare per le vie di un paese divenuto museo. Affollato di studiosi e turisti appassionati, di fotografi, di giornalisti, aveva però perduto per la gente del posto la propria anima originale. Per ritrovare la vecchia Gibellina e le sue memorie, le persone tornavano sulle macerie del vecchio paese e paradossalmente solo lì si sentivano a proprio agio. Finchè, negli anni Ottanta, il nuovo progetto affidato a Burri, non seppellì per sempre anche quegli attimi di identità. Gibellina era diventata una attrazione internazionale, ma i suoi abitanti avevano perduto il proprio passato per sempre.
Cosa vedere a Nuova Gibellina
Per prima cosa bisogna andare a vedere il Cretto di Burri chiamato anche Cretto di Gibellina. Si tratta di una delle più grandi e straordinarie opere di land art in Europa, un’opera caratterizzata dall’intervento diretto dell’artista sul territorio naturale.
Il Cretto di Burri è un’opera interessante non solo per la sua importanza e per la bellezza architettonica, ma anche per iniziare la visita di Gibellina là dove il paese ha perso la propria anima. Si tratta di una grande colata di cemento che ricopre interamente i ruderi della vecchia città, che si puà ripercorrere nel labirinto delle vecchie vie, delle quali è rimasto il solco.
Si può camminare dentro il Cretto, percorrendo le stesse strade che un tempo furono del paese. A ricordare il dramma del terremoto è rimasta solo una palazzina, all’ingresso del monumento, ormai in abbandono.
Gibellina nuova sorge, oggi, a 20 km dal Cretto. Vi accoglierà attraverso la grande Porta del Belice (scultura in acciaio di Consagra), con ampie strade e piazze enormi, poche case dalla forma anonima e molti monumenti incredibili.
- Il Sistema delle Piazze è una gigantesca piazza rettangolare, formata da cinque grandi piazze quadrate allineate tra loro e costeggiate, su due lati, da una sorta di loggiato in cemento. Il loggiato si può percorrere sia al piano strada che, tramite delle scale, al di sopra degli archi – o meglio, delle aperture quadrate – che lo contraddistinguono. Il progetto degli architetti Franco Purini e Laura Thermes (1980) ha trasformato così piazza Rivolta, piazza Fasci dei Lavoratori, piazza Monti di Gibellina, piazza Autonomia Siciliana e piazza Portella della Ginestra in una sorta di grandiosa “galleria”, luogo di relax e di raduno per gli abitanti.
- La Piazza Centrale è quella su cui si affaccia il municipio. Vi lavorarono architetti e decoratori come Gregotti, Samonà, Accardi, Rotella e Mendini. Chiusa su un lato da un loggiato, mostra in esposizione perenne alcune sculture in metallo bianco e scenografie moderne per una messa in scena di Edipo Re. La Torre Civica, situata su un angolo, è un cono di cemento “tagliato” da sculture colorate; un altoparlante, a orari precisi, rimanda i suoni dell’antico mercato del paese.
- La Chiesa Madre, progettata da Ludovico Quaroni e Luisa Anversa (1972) si presenta come un parallelepipedo di 50 metri per lato sormontato da una gigantesca sfera bianca. L’assemblea può trovare posto sia all’interno sia all’esterno, grazie a una sorta di anfiteatro ricavato tra il tetto e la sfera, la quale in tal modo funziona sia da cupola sia da scenografia teatrale!
La Montagna di Sale
Poco fuori paese, in contrada Salinella, sorge il Baglio Di Stefano che oggi ospita un museo e una fondazione di arte contemporanea. Oltre alle collezioni interessanti che si possono visitare periodicamente in questo luogo, vale la pena ammirare l’opera stabile che lo decora: la Montagna di Sale.
Si tratta di una grande collina di cemento, vetroresina e pietrame dentro la quale sono stati conficcati trenta cavalli di legno. Le statue sembra che stiano affondando, o riemergendo, dal colle bianco che le ospita e sono un simbolo del dolore e della tragedia vissuta dagli abitanti di Gibellina.
Il lavoro fu realizzato da Mimmo Paladino nel 1990 in occasione del festival culturale delle Orestiadi, che si tiene ogni anno a Gibellina. Ma fu lasciata in esposizione permanente proprio per quel suo profondo significato tanto legato alla storia del paese. Due copie di quest’opera si trovano anche a piazza del Plebiscito a Napoli e a Milano.
Come arrivare a Gibellina
Per arrivare a Gibellina Nuova monumenti: l’aeroporto più vicino è quello di Trapani ma molti voli atterrano all’aeroporto di Palermo. Chi arriva a Gibellina da Palermo deve seguire l’autostrada A29 (uscite Salemi, oppure Segesta, oppure Fulgatore) e seguire le indicazioni fino a Santa Ninfa. Quindi seguire la Statale 119 fino al Cretto e a Gibellina. Se arrivate da Catania dovrete prima raggiungere Palermo (autostrada A19) e poi immettervi nella A29.
Per gli alloggi: consigliamo gli hotel artistici Gibellina Arte e Mille e Una Notte. In alternativa molti B&B e agriturismi si trovano tra il paese e il territorio di Santa Ninfa (link qui).