Viaggio culturale in Sri Lanka, una perla nell’Oceano Indiano

Una vacanza culturale in un Paese sorprendente e affascinante, anche dal punto di vista naturalistico: ecco perché partire per lo Sri Lanka, l’antica Ceylon dei colonialisti europei. Una terra affascinate che evoca immagini di zaffiri scintillanti, di tè aromatici, di elefanti al lavoro, di spiagge sterminate, di imponenti resti di antiche civiltà, di enormi statue del Budda, di dimore coloniali e di giungle intricate. In questa terra, considerata la culla del buddismo, sorgono foreste rigogliose e montagne coltivate a terrazze, dove il verde assume mille gradazioni diverse: uno spettacolo quasi surreale per essere in me sembra impossibile poter trovare in mezzo all’oceano Indiano.

L’isola di Sri Lanka ha parecchio da offrire al visitatore: si parte dalla pluralità etnica, grande risorsa turistica; poi il buddismo Theravada, la forma più austera e ascetica, capace di influenzare sensibilmente la cultura e l’arte. Tra le più suggestive tracce che questa meravigliosa religione troviamo numerosi templi e monasteri sparsi in tutto il Paese, oppure gli imponenti resti delle grandi capitali antiche come Anuradhapura, Polonnaruwa, Kandy o l’incredibile fortezza di Sigirya, eretta su una rupe alta 200 metri. L’architettura buddista si è sviluppata con uno stile proprio, autoctono, esportato poi in Paesi come Birmania, Thailandia, Vietnam, Laos e Cambogia. L’esempio più evidente è costituito dal dagoba, enormi stupa di mattoni a forma di emisfero solido, contenenti reliquie sacre; con la loro semplicità rappresentano la quintessenza del buddismo.
La natura costituisce l’altra sorgente di fascino: fitte foreste tropicali, piene di piante pregiate come ebano, teak, palma da cocco, banani, mango e frangipane, con tremila specie di fiori dove spiccano le orchidee selvatiche e le piante medicinali, ad offrire riparo ad elefanti selvatici, leopardi, cervi, scimmie, orsi cinghiali e coccodrilli, con in mare balene, delfini, tartarughe e lamantini. I parchi e le riserve sono un centinaio, tra cui la più antica in assoluto, istituita nel III secolo a.C., ma a tutti interessa principalmente quello di Pinnawela, l’unico orfanotrofio al mondo per elefantini abbandonati.

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