Viaggio a Praga: la bella d’inverno

"E tuttavia Kafka era Praga e Praga era Kafka. Mai era stata così compiutamente e tipicamente Praga, e mai più lo sarebbe stata come durante la vita di Kafka. E noi, i suoi amici … sapevamo che quella Praga era contenuta ovunque nell'opera di Kafka, in finissime particelle. In ogni sua riga noi potevamo e possiamo ancora assaporarla". Così scriveva Johannes Urzidil in “Di qui passa Kafka” e così abbiamo voluto assaporarla anche noi, Praga e abbiamo scelto l’inverno, le feste natalizie, per coglierne lo splendore come le curiosità che, si sa, in questi periodi si evidenziano.

Appena giunti nella capitale della Repubblica Ceca (mi raccomando se ci venite in auto, come noi, ricordatevi all’ingresso del paese di acquistare la “vignette”, ovvero la scheda per transitare sull’autostrada da apporre sull’auto) tutto è cambiato attorno a noi. Dopo ore di bella campagna e dolci colline, ormai avvolte dal buio della sera, l’impatto con la luce della città è stato folgorante. Così come quello con l’architettura art nouveau del centro storico, interrotto da capolavori contemporanei come la “casa danzante” di Frank Ghery, lo stesso del Guggenheim di Bilbao, che ha creato questo gioiello fatto di cemento e vetro insieme al locale architetto Milunic. Alloggiamo poco fuori del centro, consapevoli che l’ottimo sistema di trasporti pubblici ci aiuterà quotidianamente ad ogni ora del giorno e della notte. Scegliamo la zona di Zizkov, popolare ma in ascesa, grazie ai molti pub che la affollano, da dove ci muoviamo in tram, usufruendo di un biglietto onnicomprensivo di 24 ore con il quale potremmo usare anche la metro o i bus. Ma il tram è il tram: ti consente di vivere un po’ dello spirito retrò, godendo della città che ti scorre accanto.

Ci muniamo di Prague Card per accedere alla maggior parte delle bellezze cittadine e ci immergiamo nella magia del centro storico. 
La città è in festa ed é resa ancor più viva dalle luminarie natalizie che esaltano la colorata e avvolgente pizza della Città Vecchia, dominata dalle guglie della Chiesa di Tyn (dove riposa l’astronomo danese Tycho Brae) e dalla Torre dell’orologio Astronomico, che ogni ora mostra il suo prezioso meccanismo che probabilmente segnava le ore di Franz Kafka, che attorno a questa piazza è cresciuto e ha vissuto. La piazza, appunto, anche qui vissuta come una piazza italiana, tanto che i banchetti in legno per il periodo di Natale la ricoprono, donandole una continua atmosfera gioiosa in cui assaporare molte delle delizie gastronomiche locali, come il famoso prosciutto di Praga o il dolce locale alla brace, l’impronunciabile quanto delizioso Trdlo! 

Mentre il Castello di Praga, che domina la città da uno dei suoi sette colli (come Roma!), si affaccia sul fiume Moldova che sinuoso disegna la città stessa definendone vita e ritmi, ci addentriamo negli stretti e tortuosi viottoli di Stare Mesto, la città Vecchia. Questo era il labirinto in cui sentiva di essere stretto Kafka. Per capirne di più saliamo sulla torre delle Polveri, unica delle tredici torri del XII secolo che separavano questa parte della città dalla città nuova. Dall’alto i tetti praghesi, colorati e fumanti, si estendono verso l’orizzonte, accompagnandoci nella comprensione dell’urbanizzazione della città. Se il fiume è la regina, cerchiamo il suo re: il Ponte Carlo, voluto (ma non completato) dal grande Carlo IV che determinò la fortuna di quella che fu città imperiale. Fino al 1741 è stato l’unico ponte che consentiva di attraversare il fiume a Praga. Su ogni sponda ci sono statue di personaggi storici o religiosi che diventano fantasmi protettori quando la nebbia cala al tramonto. Il piacere di passeggiarvi sopra, lasciando alle spalle la città vecchia per entrare in Mala Strana, mentre il castello di Praga, protegge dall’alto, è una situazione quasi mistica se affrontata di sera, quando poche persone affollano il ponte. Appena al di là è la zona di Kampa, con alcune chicche da visitare, come la chiesa dell’Ordine di Malta, il mulino sul fiume Moldava o il Museo di Kafka, che all’ingresso ospita una delle numerose opere dell’artista contemporaneo locale David Cerný che si vedono in città. In questa zona della città vissero anche Casanova e Mozart, che qui scrissero il libretto del Don Giovanni, sempre qui messo in scena per la prima volta. Oggi i teatri di marionette (come quello nazionale) ripropongono quotidianamente l’opera o alcune sue arie. Le marionette sono un tratto artigianale distintivo di qui e sono amate da grandi e bambini. In un prossimo articolo vi parleremo più dettagliatamente di un arte esclusiva di Praga: il teatro delle luci nere (black light theatre).

Al Castello di Praga, un quartiere, più che un castello, recatevi se possibile al mattino, magari in occasione del cambio della guardia delle ore 12 e non perdetevi l’interno della bella chiesa di San Giorgio dopo aver ammirato le vetrate dell’illustratore Alfons Mucha nella Cattedrale di San Vito, che domina la città. Servirà almeno mezza giornata per la visita, ma se avete tempo scendete la collina di Petrin dalla parte opposta rispetto la città, verso la chiesa di Loreto e godetevi una passeggiata in una delle molte zone verdi di Praga, qui costellata da bellissime case e ville.

Proprio Alfons Mucha, praghese vissuto molti anni a Parigi (tra le due città sono molte le similitudini architettoniche), ha lasciato il segno sul secolo XIX da queste vie e a lui è dedicato un bel museo vicino a Piazza Venceslao. Una piazza che è ora animosamente vissuta per le feste: qui si affacciano molti bei palazzi sia di epoca comunista, sia di epoca posteriore e la sua dedica è tutta per il “buon re Venceslao”, Duca di Boemia del X secolo che la domina dal suo cavallo, con alle spalle il monumentale Museo Nazionale (riaprirà solo nel 2015). Una piazza storica visto che proprio qui il 16 gennaio del 1969 si è immolato lo studente Jan Palach, che vi si incendiò per protestare all’invasione russa dell’allora Cecoslovacchia. 

La storia a Praga non è difficile da trovare. Il quartiere a nord della Piazza Vecchia, Josefov, è il quartiere ebraico, tanto colpito dai tedeschi della Seconda Guerra Mondiale, quanto mantenuto integro in vista di un delirante “Museo della razza estinta” che la follia nazista prevedeva proprio qui, per esaltare ancor di più la propria follia. E così la Sinagoga Vecchio-Nuova o quella Spagnola sono integre e visitabili. La prima conterrebbe i resti del Golem, la creatura medievale che il rabbino Loew avrebbe creato dall’argilla per proteggere gli ebrei. A pochi passi sta il cimitero ebraico, imperdibile con le sue centinaia di lapidi intatte in una natura incolta (come vuole la tradizione ebraica) immerse in un contesto urbano da primo Novecento. A parte le zone sacre, quelle residenziali del vecchio ghetto sono stata rase al suolo e i nuovi palazzi ne fanno una zona residenziale di alto livello. Le vetrine dei brand più famosi sono qui e, dopo la nostra esperienza londinese dello scorso anno, ci è parso di rivedervi parte della ricca Chelsea.

Ancora più a nord, oltre il fiume, sta Palazzo Veletrzni. Non bellissimo ma con una raccolta di opere d’arte invidiabile, mentre a sud il castello di Vinohrady è un ottima scusa per visitare ‘omonimo quartiere, che vanta un numero di pub superiore a qualsiasi altra zona del globo!

Per ulteriori informazioni consigliamo di visitare il sito web del Turismo di Praga che ha anche una versione in italiano. Mentre per l’enogastronomia e gli appuntamenti serali vi rimandiamo al nostro prossimo articolo!

Testi e foto di Massimo Frera e Veronica Del Punta

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