Valli di Comacchio e Delta del Po, tour tra natura e cultura

Mi è capitata l’opportunità di andare in uno dei luoghi più affascinanti d’Italia: il Delta del Po. Un luogo da vivere e conoscere, dove la gente è cordiale, dove si scopre quanta passione e duro lavoro c’è dietro la venericoltura (allevamento delle vongole) e il mio viaggio inizia proprio da qui.
La molluschicoltura è diventata la principale attività economica della zona dagli anni ottanta con l’introduzione della vongola verace chiamata “filippina”. La visita allo Stabulario del Consorzio Pescatori di Goro è davvero una scoperta. In questo stabilimento, come racconta il biologo marino Dottor Pierpaolo Piva, arrivano le vongole e le cozze pescate che vengono immerse nelle vasche di depurazione dove resteranno per almeno dodici ore in acqua marina ossigenata e biossido di cloro, poi saranno certificate, confezionate e inviate a destinazione.

Durante la navigazione nella Sacca di Goro scopro le emozioni che questa terra anfibia riesce a dare: lo specchio limpido dell’acqua, il silenzio interrotto dal grido rauco dei gabbiani e addentrandoci verso la Valle Cannavi è ovunque numerose specie di uccelli come anatre, cormorani, aironi, piovanelli pancia nera e falchi della palude. Il tempo scivola via mentre rimango incantata e immersa nella natura. Scatto una foto per racchiudere queste emozioni e ritorno a passi più leggeri.

Ma la zona del Delta del Po offre anche un ricco patrimonio di storia. Visitata la Torre della Finanza a Codigoro che fu realizzata nei primi del ‘700 per controllare l’accesso alla foce del Volano si passa alla ben più famosa Abbazia di Pomposa. Nata nel VIII secolo d.c. su un’isola ricoperta da foresta lunga appena 8 km bagnata a nord e a sud da due rami del Po e a est dal mare fu prima rifugio di genti che fuggivano dai barbari e successivamente luogo in cui i monaci trovavano pace e salubrità.
Si erge splendido in tutta la sua maestosità di 48 metri il campanile del 1063 in forme romanico-lombarde. Del monastero restano la sala capitolare con affreschi del XIV secolo, il refettorio e il notevole palazzo della regione dove gli abati di Pomposa amministravano la giustizia.

Ma questi luoghi offrono molto altro. Scopro con stupore la produzione di vini delle sabbie, così chiamati per la coltivazione delle viti nella fascia di terreno sabbioso (al novanta per cento) che dal Po di Goro, attraverso i terreni vicini all’Abbazia di Pomposa, arriva alle Valli di Comacchio. Assaggiando i vini D.O.C. come il Fortana, il Sauvignon e il Merlot, prodotti dall’azienda agricola Corte Madonnina, noto subito il sapore sapido e fruttato, armonioso e delicatamente profumato degno specchio di queste zone.

Un’altra gradevole sorpresa è la casa museo di Remo Brindisi. Al Lido di Spina, conosciuto soprattutto per le sue spiagge attrezzate, si trova in una piccola via questo incredibile edificio. Opera dell’architetto Nanda Vigo, questa casa museo è stata ideata come connubio tra abitazione di Remo Brindisi e museo per accogliere la sua numerosa collezione.
Mi sono stupita di trovare opere di Manzoni, Ceroli, Vedova, Murer, Funi, Wahrol, Ernst, Moore ma anche di Fontana, De Chirico e molti altri tra pareti bianche, trasparenti, luci al neon e specchi. Mi sono sentita completamente immersa nella storia dell’arte con lo sguardo curioso che vagava in ogni spazio.

La cena è stata decisamente stravagante e direi un’esperienza unica. All’interno di un tipico Bilancione nelle Valli di Comacchio assaggio con titubanza l’anguilla, orgoglio dei comacchiesi e ne rimango affascinata. Franco, pescatore e cuoco della serata, racconta con orgoglio la sua vita sulla barca e tutti i procedimenti per la preparazione e cottura di questa prelibatezza.

Il secondo giorno inizia con una breve passeggiata al centro di Comacchio. Tra riflessi nell’acqua, ponti in cotto, storie e leggende ne rimango estasiata. Sembra di passeggiare nella storia, di sentire odore di affumicato, di veder brillare il pallido sole. Decisamente una città che mette di buon umore tra vie colorate dagli intonaci e negozietti con alimenti tipici.
Tra i vari palazzi scorgo il duomo, il ponte “degli sbirri”, Palazzo Bellini e il simbolo della città: Trepponti, un complesso architettonico ideato nel 1634  costituito da cinque ampie scalinate (tre anteriori e due posteriori). Sulle due torri fortificate campeggiano due lapidi che ben descrivono la città di Comacchio:

«Come il pesce colà dove impaluda / ne i seni di Comacchio il nostro mare, / fugge da l’onda impetuosa e cruda / cercando in placide acque ove ripare, / e vien che da se stesso ei si rinchiuda / in palustre prigion né può tornare, / che quel serraglio è con mirabil uso / sempre a l’entrare aperto, a l’uscir chiuso.» 
Torquato Tasso – Gerusalemme Liberata

«… e la città ch’in mezzo alle piscose paludi, del Po teme ambe le foci, dove abitan le genti disiose che ‘l mar si turbi e sieno i venti atroci.» 
Ludovico Ariosto – Orlando Furioso

La storia e l’esistenza di questa città passa senza dubbio dalla Manifattura dei Marinati. In questo edificio a partire dai primi decenni del Novecento avveniva l’intero ciclo di lavorazione delle anguille. La procedura prevedeva quattro fasi principali: taglio, spiedatura, cottura, confezionamento.
La sala dei fuochi è la parte principale dello stabile e comprende 12 grandi camini. Vi è poi la Calata (banchina di approdo) dove arrivavano e si selezionavano le materie prime. Nella sala degli aceti invece veniva preparata la salamoia.
Dopo aver fatto questa visita non mi sono di certo sorpresa che l’anguilla Marinata tradizionale delle Valli di Comacchio sia riconosciuta come Presidio Slow Food.

Un breve trekking tra le Valli di Comacchio con la brezza di un vento autunnale mi ha dato altro entusiasmo. Passeggiando tra vie pedonali e ciclabili si possono vedere da un lato molti fenicotteri specchiarsi e riposare indisturbati e dall’altro il panorama di Comacchio nelle silhouette dei suoi monumenti.

La riserva naturale del Bosco della Mesola è qualcosa di fatato ed è oggi la più estesa area boschiva del ferrarese. Solo una parte è visitabile e tra lecci, pini, salici e querce si possono ammirare circa 250 cervi della Mesola, animali autoctoni (Cervus elaphus) oltre a varietà di uccelli, rettili e anfibi.

Il tour è stato davvero emozionante: torno a casa affascinata da un territorio ancora inesplorato, dove cielo, acqua e terra quasi si fondono a creare un ambiente difficile da eguagliare, e certa che ci sia ancora molto da scoprire…

Foto | Lisa Cavalli

 

INFORMAZIONI PER ORGANIZZARE UN TOUR AL DELTA DEL PO

Consorzio Navi del Delta
www.podeltatourism.it
Sede operativa: corso Mazzini, 136 ­ 44022 Comacchio (FE)
Tel.: +39 (0)533.81302 ­ +39 346.5926555 ­ email info@podeltatourism.it

Hotel Logonovo ***
viale delle Querce, 109
Lido degli Estensi (Ferrara)
Tel: +39 0533 327520
www.hotellogonovo.it

Ristorante Oasi Cannavè
Strada per Volano, 45
44021 Volano di Codigoro (Ferrara) – Italia
Tel.: +39 0533 719142
www.oasicannevie.com

Azienda Agricola Corte Madonnina
via per Volano, 1
44020 Pomposa di Codigoro (Fe)
Tel.: +39 0533 719002
www.cortemadonnina.it

Azienda Agrituristica Ca’ Laura
via Cristina, 70
44020 Bosco Mesola (Fe)
cell. 338 3815846
www.calaura.it

Museo Alternativo Remo Brindisi
via N. Pisano, 51
Lido di Spina Comacchio (Fe)
Tel.: +39 0533 330963
ww.turismocomacchio.it

Manifattura dei Marinati
via Mazzini, 200
44022 Comacchio (Fe)
Tel.: +39 0533 81742
email: manifatturadeimarinati@parcodeltapo.it

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