India, paese da sempre citato per i suoi colori e la sua gioia di vivere, è anche il paese delle divinità e dei Maharaja.
A Nord ovest del Rajasthan a 287 km di distanza da Jodhpur, la città blu, si trova una piccola oasi circondata da deserto che ospita un famoso sito della regione: il Cenotafio di Bada Bagh.
Le dune si alzano e si abbassano, cambiando continuamente il paesaggio ma, al tramonto, tutto si ferma e il tempo sembra così immobile che la vita vorresti si fermasse.
Commissionato dal Maharaja Jeth Singh nel XVI secolo, questo vasto monumento sepolcrale venne ultimato dal figlio dopo la sua morte, nel XX secolo.
A innalzarsi nel bel mezzo di questo paesaggio desertico ci sono numerosi chhatri, monumenti dal tetto a ombrello tipici dell’architettura indiana, il cui scopo è quello di rendere omaggio ai reali del distretto di Jaisalmer. Ad ogni chhatri è stato inoltre inserita una piccola statuetta raffigurante ogni singolo regnante per aumentarne l’importanza.
In India nulla si può dare per scontato, ecco perchè, entrati all’interno di questi chhatri, non si può fare a meno di alzare lo squardo e tenere il naso all’insù per notare con che maestria i soffitti siano stati incisi per creare forme e figure incantevoli.
Ma la vera attrazione e inusualità di questo Cenotafio è un’iscrizione che ricorda come, alla morte del Maharaja Jeth Singh, la regina e le sue dieci concubine compirono il rito del Sati, unendosi al rogo funerario del marito ancora vive come segno di devozione. Questo rito sacrificale fu abolito ufficialmente nella prima metà del XIX secolo anche se qualcuno sostiene che di rado si pratichi ancora.
Il sole calante avvolge di luce le cupole che elegantemente raccolgono il calore trasferendolo alla pietra.
Alle 19.00 è tutto finito e un profondo buio invade velocemente tutto quello che incontra. Ma al mattino una nuova alba illuminerà la sabbia e ci ricorderà che nulla si è realmente interrotto.
Fonte fotografica | Valentina Campagnolo collaboratrice VeraClasse