Campania, passeggiata “infernale” intorno al Lago di Averno

C’è un lago nei pressi di Napoli che lago in realtà non è. Sì, è pieno d’acqua, un bellissimo specchio naturale circondato da boschi e paesi ma un tempo questo lago  – lago d’Averno – era un cratere vulcanico. Ed era un luogo sacro. E anche una fucina di mistero, citata persino da Dante Alighieri. Dunque un universo tutto da scoprire.

Siamo nel territorio di Pozzuoli, caldera  soggetta ai bradisismi, ovvero allo sprofondamento del terreno causato da sommovimenti sismici legati ai vulcani che dormono – ma mica poi tanto! – nel sottosuolo. Vista dall’alto questa costa appare tutta bucherellata e ogni buco deriva da un antico cratere vulcanico. Alcuni si sono riempiti d’acqua nel corso dei secoli, come appunto l’Averno.

Percorso intrigante da sempre, dopo un periodo di relativo abbandono dal 2018 è di nuovo fruibile al pubblico, grazie ai sentieri che delineano nuovi itinerari lungo il lago. Il giro completo copre poco meno di 4 km. Andiamo a scoprire insieme dove ci condurrà.

Averno, il lago senza uccelli amato dai romani

Il nome Averno deriva dalla parola greca a-ornon, ovvero privo di uccelli. Un lago bellissimo, ricco di vegetazione intorno ma privo di vita. Come mai? I greci lo attribuirono a quello sgradevole odore che emanavano le acque e non avevano tanto torto. Le esalazioni vulcaniche dalle rocce intorno, infatti, impedivano la vita di molti animali e anche per l’uomo non erano tanto piacevoli. Erano però parecchio salutari!

Pochi secoli dopo, infatti, i Romani riuscirono a dare un senso anche a questo cattivo odore. Scoprirono infatti che i vapori provenivano da acque sulfuree benefiche e vi costruirono sulle sponde una grande stazione termale con tanto di tempio dedicato ad Apollo, le cui rovine si possono ammirare ancora oggi. D’altra parte, le folle di clienti non mancavano. Proprio a pochi chilometri dal lago, era sorto uno dei porti più moderni ed efficienti del loro tempo, Portus Iulius.

Il porto era un’opera monumentale voluta da Cesare Ottaviano e realizzato da Marco Agrippa nel 37 avanti Cristo. Si dice che andasse dal mare fino alle sponde dell’Averno inglobando anche un altro lago, il Lucrino. Fu risparmiato addirittura da un’eruzione, quella che nel XVI secolo formò il Monte Nuovo. Ma lentamente venne affondato dai bradisismi al punto che oggi le sue rovine si trovano sotto la superficie del mare.

Itinerari sul lago d’Averno, cosa vedere

Andare sull’Averno significa andare a trascorrere una bella giornata nel verde, tra panorami stupendi e riflessi che giocano sulle acque tranquille di questo specchio d’acqua. Grazie ai nuovi sentieri riaperti al pubblico è possibile anche correre o andare in bici lungo le sponde. Ma dato che siete arrivati fin qui, fatevi coinvolgere dagli itinerari storico-naturali che caratterizzano la zona.

Visitate Pozzuoli, ad esempio. Situata sull’omonimo golfo e circondata da crateri e laghi vulcanici, vi accoglierà con bellissime chiese – il Duomo del VI secolo ricostruito più volte dal 1538 al 1964, il Santuario di San Gennaro dove il patrono di Napoli subì il martirio – monumenti originali come “la pietra anarchica” e ovviamente scavi archeologici. Ville, anfiteatri, le rovine di Cuma, i resti dei templi testimoniano l’importanza del luogo. Per chi ama le immersioni, come detto, sotto il mare c’è da esplorare tutto il Portus Iulius.

Intorno al lago Averno sorgono altre bellezze naturali. Il golfo stesso di Pozzuoli, il lago Lucrino,  il Parco Nazionale dei Campi Flegrei, il Monte Nuovo e la Solfatara dove potrete ammirare i getti di fango caldo e gli sfiati dalle rocce, camminando dentro un vero vulcano attivo.

I misteri di lago d’Averno

Tanti sono i misteri legati a questo bellissimo lago campano. Già dai tempi dei Greci si temeva che qui vivesse un dio terribile e nessuno osava avvicinarsi. I Romani, più pratici, lo sfruttarono per i suoi benefici pur temendolo ancora e sempre come una divinità. Secondo la loro mitologia – citata anche da Virgilio nell’Eneide era questa la bocca dell’Ade, cioè dell’inferno. E chissà che lo stesso termine “inferno” non derivi da una storpiatura di “in avernon”, come ipotizzano alcune ricerche sebbene la parola latina “infernum” pare derivi da altra radice, di origine indoeuropea.

Una delle grotte sulle sponde del lago, che lo collega direttamente al golfo di Pozzuoli, si credeva fosse il rifugio della Sibilla Cumana condannata da Apollo ad una vita eterna che consisteva in un continuo e irrefrenabile invecchiamento. Anche Dante nella Divina Commedia descrive questo lago quando insieme a Virgilio si dirige all’inferno, lasciando capire che l’ingresso orribile si trovasse proprio su queste sponde.

Qui fu descritto per la prima volta in modo completo il fenomeno della cosiddetta “fata Morgana”, ovvero quando il paesaggio all’orizzonte sembra riflettersi sul suolo oppure in cielo, a seconda della prospettiva, come se ci fosse un enorme specchio. Lo si può osservare molto spesso e in modo davvero chiaro, così come lo registrò il marchese Giuseppe Ruffo nel 1831 attribuendolo alla antica maga celtica di tradizione nord europea.

Perfino studiosi, gente di cultura e di scienza rimasero impressionati dai fenomeni vulcanici del lago Averno al punto che lo definì “bocca dell’inferno” anche Galileo Galilei e, nel medioevo, il filosofo e medico Pietro da Eboli scrisse che “ad Averno Cristo scardinò le porte dell’Inferno e se ne prese i morti”.

Come arrivare al lago

Prendendo Napoli come punto di riferimento, potete tranquillamente arrivare al lago d’Averno con la metropolitana Linea Cumana, scendendo alla fermata Lucrino. Una volta scesi vi troverete davanti al lago Lucrino e basterà costeggiarlo e imboccare il sentiero che conduce al vicino Averno.

Se arrivate in macchina, sempre da Napoli, prendete la Tangenziale fino alla uscita 14 Pozzuoli-Arco Felice. Da qui continuate verso Pozzuoli e verso le indicazioni per Baia e Bacoli.

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