Se Venezia non fosse mai esistita, sicuramente sarebbe esistita Grado. La sua gemella nascosta, la sua “antenata” dimenticata ma altrettanto bella. La “prima Venezia” come i suoi abitanti amano chiamarla, oppure – con una frase che riassume tutto il suo splendore – l’isola del sole. In realtà, il comune di Grado di estende su ben trenta isolette lagunari sparse tra la foce dell’Isonzo e il mare ma soltanto tre sono abitate.
Venire a Grado è un’esperienza che non va confusa con quella di una visita a Venezia. Sono due realtà distinte, e bellissime ciascuna nella propria particolarità. Esplorare Grado potrebbe sorprendere e lasciare addosso emozioni del tutto nuove e altrettanto piacevoli. Perché qui non c’è solo storia, non solo natura ma anche un briciolo di mistero che in un ambiente così antico non guasta mai.
Grado, l’isola felice
Il territorio comunale di Grado, sulla costa del Friuli-Venezia Giulia (provincia di Gorizia), si estende su trenta isole e su una piccola enclave in terraferma. Ma le più importanti sono l’Isola Maggiore, sulla quale sorge la città che dà il nome a tutto l’arcipelago, Schiusa e Barbana. Sono queste infatti le isole popolate e sulle quali i turisti vengono accolti quando arrivano in laguna.
L’isola Maggiore (Grado) è da sempre un punto di riferimento importante, in questa zona dell’Adriatico, in quanto fu il porto di Aquileia fin dall’epoca Romana. Dopo la caduta dell’Impero, e con l’arrivo delle tribù barbare dal Nord Europa, l’isola di Aquae Gradatae divenne il rifugio sicuro di molti profughi che guadavano la laguna per sfuggire alla morte. Divenuta sede vescovile, venne fortificata dal VI secolo in poi. Ma nel XII secolo il vescovado – divenuto Patriarcato di Grado e Venezia – si trasferì proprio nella ben più famosa località lasciando Grado ad un lento decadimento.
Ridimensionata a villaggio di pescatori rimase sottomessa prima alla Repubblica di Venezia e poi, dal XVIII secolo, all’Impero d’Austria sotto il quale era passata. Paradossalmente proprio in quel secolo di oppressione straniera, Grado si riscoprì località turistica. Gli austriaci e gli ungheresi, infatti, amavano le sue spiagge e il suo clima e iniziarono ad alimentare questa nuova economia chiamata “turismo estivo”. La città rimane austriaca fino al 1918 quando passa definitivamente all’Italia. In seguito, grazie alle bonifiche, le isole guadagnarono territorio sia per la produzione agricola che per sviluppare ulteriormente l’industria turistica che oggi è il primo motore di guadagno.
Grado, Schiusa e Barbana
L’isola Maggiore della laguna ospita la città di Grado, famosa per le sue chiese e le spiagge. Il cuore del centro storico è la piazza detta Campo dei Patriarchi dove sorgono le chiese di Santa Eufemia e Santa Maria delle Grazie. Intorno al centro abitato e lungo la costa meridionale dell’isola si estendono chilometri di spiaggia bianca e di resort e locali per turisti.
La Schiusa è un’isoletta emersa grazie alle bonifiche nell’immediato secondo dopoguerra. Prima del 1957 non esisteva! Una volta liberata dalle acque, la terra è stata sfruttata per costruire nuovi quartieri, ma anche per piantare alberi. Oggi molti boschetti abbelliscono le sue spiagge e in particolare il porticciolo turistico dove attraccano yacht e barche a vela. Un ponte la collega all’isola maggiore e favorisce gli spostamenti. Qui Pasolini trasse ispirazione per il suo film Medea.
L’isola di Barbana è abitata solo da una comunità di monaci, che dall’anno Mille gestisce il santuario mariano legato a un evento miracoloso avvenuto nel lontanissimo anno 582. In quel periodo sull’isoletta abitava un eremita, Barbano appunto, con i pochi seguaci che condividevano con lui la vita di preghiera. La chiesa come si ammira oggi fu edificata dai Benedettini e gestita prima da questi e poi dai Francescani. Nel 2020 è tornata nelle mani di una comunità Benedettina del Brasile. La chiesa è visitabile – non potrete non ammirare le spettacolari vetrate colorate che rappresentano i misteri del rosario; da vedere anche il boschetto con la piccola cappella tra gli alberi.
Cosa ammirare a Grado
Passeggiando per il centro storico del paese, perfettamente mantenuto, si ammira da subito la cima del campanile di Santa Eufemia. Con i suoi 42 metri di altezza è una vera torre imponente che regge la statua di San Michele Arcangelo. La chiesa fu costruita nel VI secolo sopra le rovine di una cappelletta paleocristiana dedicata a San Pietro. Lo stile oggi si conserva romanico e all’interno le navate sono abbellite da 700 metri quadri di pavimenti a mosaico e dalla Pala d’Oro, trecentesco lavoro di incisione in argento dorato risalente al XIV secolo. Fa parte della stessa chiesa il Battistero di forma ottagonale.
Allo stesso periodo risale la basilica di Santa Maria delle Grazie, che sorge poco lontano e conserva ancora interni grezzi, in pietra rustica, tipici dello stile romanico abbelliti da colonne di marmo e mosaici.
Le spiagge di Grado vedono, tra le più belle in assoluto, Spiaggia Principale – lunghissima linea di sabbia attrezzata con diversi lidi e servizi, quali ad esempio il Parco Termale Acquatico. La Costa Azzurra, rivolta a ovest, è uno dei lidi più eleganti ed è unito al centro e alla Spiaggia Principale dal lungomare della “Diga” che di sera si anima di luci e divertimento.
La laguna di Grado, tra canali e rii, con i suoi colori, gli specchi d’acqua, la vegetazione particolare dove nidificano diverse specie di uccelli, rappresenta un ambiente naturale unico nel suo genere. Un paesaggio ricco di storia, con i suoi tipici casoni, merita di essere visitato in particolar modo all’alba o durante il tramonto, per potersi immergere nell’atmosfera dai ritmi lenti e dai colori vividi specchiati nelle acque calme.
I misteri e le leggende
Uno dei misteri più affascinanti della laguna di Grado è legato alla leggenda della Madonna di Barbana. Nel VI secolo, quando ancora l’isola era abitata da eremiti, una violenta mareggiata – di dimensioni mai viste – minacciò di sommergere per sempre la laguna.
I danni che lasciò sul territorio furono immensi ma nessuno perse la vita. L’indomani, un misterioso quadro della Vergine trasportato dalla furia del mare, venne trovato ai piedi di un olmo dell’isola di Barbana. Da qui la certezza che Maria aveva salvato Grado e le sue isole!
Si lega invece alle incursioni dei pirati dalmati, nel medioevo, il mistero delle Varvuole, o “streghe del mare”. Nelle notti di tempesta, queste donne orribili entravano improvvisamente in città e rapivano i bambini. Per questo quando il banditore suonava il tamburo, tutte le donne si chiudevano in casa e non aprivano a nessuno.
Come arrivare
Grado e le sue isole si raggiungono facilmente in macchina, grazie a due autostrade la A4 e la A23. Dalla A4 Trieste-Venezia si esce a Redipuglia-Monfalcone Ovest proseguendo sulle SR14 e SP19; dalla A23 Tarvisio-Venezia si esce a Palmanova e si prosegue sulla SS 352.
La città è perfettamente collegata, tramite bus e treni veloci, sia alla stazione di Aquileia (20 km) sia a quella dell’aeroporto Ronchi dei Legionari (22 km) dunque è facilissimo raggiungerla anche con la ferrovia e per chi arriva in aereo dalle località più lontane.
Per i turisti alternativi, il suggerimento è di raggiungere Grado in barca, da Venezia oppure da Trieste. O meglio ancora, in bicicletta, grazie alla Ciclovia Alpe Adria che la connette direttamente all’Austria!