Itinerario sull’ Etna, il vulcano in Sicilia tra realtà e leggenda

Quando tutti si aspettano un’eruzione, lui se la prende comoda. Quando invece nessun segnale fa pensare che stia per eruttare, ecco che scoppia l’inferno. L’Etna è un vulcano che non smette di stupire, fin da quando emerse dal mare 500.000 anni fa coprendo, con i suoi detriti eruttivi, un immenso golfo preistorico oggi divenuto la solida costa ionica siciliana. Gli stessi vulcanologi, che pure lo studiano e lo monitorano costantemente, spesso rimangono spiazzati dalle “reazioni” di questa montagna che sembra quasi avere una mente pensante … umana.

Non a caso le persone che vivono alle sue pendici e nelle immediate vicinanze geografiche, l’Etna, “la montagna”, l’hanno umanizzata. La chiamano “lei”, “quella”, ma la chiamano anche “mamma”. Comunque è una entità femminile, una sorta di divinità-donna che da un lato dona distruzione e dall’altro benessere – terra fertile, acqua in grandi quantità, legname, materiale edile – a chi sa rispettarla. E se spesso si resta stupefatti e inquieti davanti alle sue potenti eruzioni (video qui), comunque ci si sente travolti e riempiti da questa enorme energia antica. Il cuore della Terra batte insieme alle esplosioni dell’Etna.

Etna, il territorio di un immenso vulcano

L’Etna è uno stratovulcano formato dalla sovrapposizione di diversi vulcani nel corso dei millenni. Attualmente è dominato da quattro grandi crateri sommitali: il Centrale (formato dall’unione di cratere Voragine e cratere Bocca Nuova), il Nord Est, il Sud Est e il Nuovo Sud Est. Quest’ultimo cratere è in continua evoluzione, tanto che nei primi mesi del 2021 si è già disintegrato, riedificato, modificato più volte.

L’altezza dell’Etna cambia in continuazione, a seconda di come le eruzioni costruiscono o distruggono crateri. Attualmente tocca i 3326 metri sul livello del mare. La base del vulcano ha un perimetro di 135 chilometri e un diametro di 40, per un totale di oltre 1260 chilometri quadrati di superficie.

Proprio la vastità del territorio di questa montagna consente ai suoi paesaggi di essere diversi e bellissimi. Si passa dai campi coltivati a vigneti e frutteti, alle pendici, fino ai boschi di querce, castagni e pini nella fascia medio-alta del vulcano. Si termina con paesaggi brulli dalla scarsa vegetazione, deserti lavici e cime innevate. Sull’Etna si trova perfino un ghiacciaio, il più meridionale d’Europa: il ghiaccio perenne della Grotta del Gelo (comune di Randazzo) sul fianco settentrionale. L’Etna non è solo un vulcano ma un pianeta a sé … dal 1987 protetto dal Parco Naturale istituito dalla Regione Sicilia.

Vivere in simbiosi con l’Etna

“Come fate a vivere su un vulcano?”, “Ma non avete paura?”, “Ma chi ve lo fa fare?” sono solo alcune delle frasi che si sentono ripetere da sempre gli abitanti dei vulcani, e quelli dell’Etna in particolare. Come si vive a contatto con un tale gigante irrequieto? L’uomo e l’Etna sono in simbiosi da sempre, perché questo grande vulcano fornisce ricche falde acquifere, terreno fertilissimo, pietra da costruzione. Fornisce anche un microclima che allontana lo spettro della desertificazione e favorisce il benessere.

Ma come tutte le “antiche divinità” pretende, in cambio dei regali, parecchi sacrifici. E il sacrificio di chi vive sull’Etna è quello di dover convivere con terremoti costanti, con la frequente ricaduta di cenere e lapilli, con le eruzioni. Le eruzioni dell’Etna, tuttavia, sono raramente pericolose. Avvengono quasi sempre sulla cima, a più di 10 chilometri dai centri abitati. La lava è molto vischiosa, quindi scende lentamente e lascia il tempo di evacuare città e villaggi, in caso di minaccia seria. Nel corso del suo mezzo milione di anni di vita, l’Etna ha ucciso pochissime persone.

Leggende dell’Etna

La storia umana e quella del vulcano sono talmente intrecciate che molte leggende della provincia di Catania e di Messina fanno riferimento all’Etna. E sorprenderà sapere che sono legate all’Etna anche alcune leggende britanniche! Si narra, ad esempio, che appena morì la regina protestante Elisabetta I d’Inghilterra, il diavolo corse a rapirla per portarla all’inferno passando proprio dal cratere dell’Etna. Durante il sorvolo, però, la regina perse una pantofola che cadde in una non meglio precisata via della città di Bronte. E alcuni dicono che qui si trovi ancora conservata. Ma dove … nessuno lo sa.

I brontolii e le esplosioni delle eruzioni del vulcano si legano, da sempre, a fiabe misteriose di cui soprattutto i Greci erano maestri. Per loro, dentro l’Etna viveva e lavorava il dio del fuoco, Efesto. Secondo altre leggende, dentro l’Etna fu imprigionato il gigante Tifone che di fatto scatena la propria furia di tanto in tanto, per la rabbia!

Ovidio identifica nell’Etna il “ciclope con un solo occhio fiammeggiante”, quel Polifemo che per gelosia e per amore separò per sempre i due amanti, Aci e Galatea, uccidendo lui e lasciando che lei fuggisse per sempre in mare. E che dire della commovente storia dei Fratelli Pii? Questi erano due fratelli adolescenti che – fuggendo da un’eruzione e accortisi che gli anziani genitori erano rimasti indietro – tornarono ad affrontare la lava per salvarli. La famiglia fu circondata dal magma ma non venne uccisa, perché i due fratelli furono tramutati in crateri e così protessero per sempre i propri genitori.

Sarebbe invece storia, e non leggenda, la vicenda che vide i catanesi portare in processione il velo del martirio di Sant’Agata, quando nel 252 la lava stava per entrare a Catania. Ma davanti alla sacra reliquia, il fiume di fuoco cambiò inspiegabilmente strada, risparmiando la città! Una leggenda più recente vuole invece che, quando il vulcano minaccia una casa o un campo, il proprietario lasci un tavolo apparecchiato con un bicchiere di vino buono “da offrire” alla lava. Una forma di accoglienza e di ringraziamento perché, nonostante tutto, l’Etna dà e l’Etna toglie. A volte è successo che, davanti a tale segno di rispetto, la lava si sia fermata davvero!

Un vulcano molto “buono”

L’Etna è definito un “vulcano buono” perché particolarmente gestibile, se confrontato con altri vulcani del mondo. Ma la parola “buono” si adatta bene anche ai suoi prodotti della terra. Grazie alla ricchezza di minerali del suolo vulcanico, sull’Etna si producono ottimi vini e buonissime mele, piccole ma dolcissime.  Sono delizie dell’Etna anche i pistacchi di Bronte, le arance di Paternò, le fragoline di Maletto. Zafferana Etnea è la patria del buon miele, in particolare miele di fiori di castagno, la specialità locale.

Questa montagna, inoltre, è buona anche perché offre decine di alternative alle sue eruzioni. Se il turista deluso non trova i crateri in attività potrà comunque sfruttare la propria vacanza esplorando i bellissimi boschi dell’Etna. Se è inverno potrà sciare sulle piste altomontane di Etna Nord-Piano Provenzana. Potrà salire sulla funivia da Rifugio Sapienza. Oppure esplorare i tanti paesini che costellano le pendici della montagna.

Informazioni utili

L’Etna si trova interamente compreso nel territorio del distretto Città Metropolitana di Catania, tuttavia è facilmente raggiungibile anche da Enna e da località come Taormina, Giardini Naxos, Gole dell’Alcantara, nel messinese.

L’aeroporto più conveniente per visitare l’Etna è Fontanarossa-Bellini di Catania. Da Catania, Aci Trezza e Taormina sono decine i tour operator che organizzano escursioni e gite sull’Etna. Se volete muovervi autonomamente, in auto, raggiungete i paesi di Nicolosi oppure Zafferana Etnea, utilizzando la Provinciale 92 per salire in cima. Se arrivate da nord, la porta di accesso è Linguaglossa, Statale 120. Da ovest, si sale tramite la strada Statale Randazzo-Adrano.

Per godere dell’Etna da vicino, vi consigliamo di cercare alloggio sempre a Nicolosi, Zafferana, Linguaglossa. In alternativa anche a Randazzo e Bronte. Il periodo migliore per visitare questo vulcano è la primavera oppure l’inizio dell’estate. Sebbene, per gli amanti della neve, anche l’inverno sia una stagione ideale per venire a scoprire la montagna più affascinante di Sicilia.

In caso di eruzione: evitate di avventurarvi sui sentieri da soli, affidatevi sempre a guide del posto. Se vi muovete da soli dite sempre alla struttura che vi ospita dove intendete andare, a che ora pensate di tornare e lasciate un valido numero di cellulare.Consultate il sito dell’INGV di Catania anche per capire il livello di pericolosità di ogni eruzione e la portata dei venti, così da evitare ricadute di materiale vulcanico.

Le foto sono di G.Musumeci, il video di Michele Mammino.

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