Un paradiso senza dubbio. Che sta all'Australia come le Canarie all'Europa. È l'arcipelago delle Fiji, una delle mete più sognate e non così inaccessibile come sembra dal punto di vista economico. Un “mondo a parte” lontano almeno una ventina di ore di volo cullato dall'oceano Pacifico dove sorgono più di 800 fra isole e isolotti. Appena un centinaio le terre emerse abitate.
Ufficialmente è una Repubblica, ma di fatto comandano i militari – autori di ripetuti colpi di Stato (l'ultimo nel 2006) – anche se il turista non si accorge niente. Nemmeno all'ingresso, quando ai controlli interessano più cibi e alimenti freschi.
La vita “vera” si consuma a Viti Levu e Vanua Levu, cioè le due isole principali dove di fatto risiede oltre tre quarti della popolazione. Il resto dell'arcipelago è uno spettacolare scenario naturalistico dall'apparenza selvaggia come la disabitata Monuruki dove Robert Zemeckis aveva ambientato il film “Castaway” (2000) con Tom Hanks come protagonista. C'è anche un'isola Castaway e, naturalmente, un resort che porta lo stesso nome trasformate in un'attrazione che sul traghetto che fa la spola da Nadi ai vari atolli viene regolarmente menzionata. I meno giovani, quelli che hanno sognato con Brooke Schields e Christopher Atkins, ricordano anche il film “Laguna blu” (1980), girato a Nanuya Levu, più nota come Turtle Island.
L'acqua è la grande ricchezza delle Fiji. E non solo per via della pesca e del turismo. Ma anche per via dell'export: dal pozzo artesiano di Yagara viene imbottigliata l'acqua venduta poi in tutto il mondo come una grande esclusività. E sulle confezioni c'è addirittura scritto “Yes, it really is from Fiji” (si è è veramente delle Fiji). L'altra cassaforte dell'arcipelago sono le rocce dove, come in altre zone del Pacifico, ci sono grandi concentrazioni di rame e, nel caso delle Fiji, di oro.
I ricchi sono pochissimi, come sempre: il reddito pro capite medio dei 900.000 residenti è attorno ai 4.700 dollari l'anno. Per questo sulle due isole maggiori, sul mare si affacciano yacht ed imbarcazioni spettacolari, alla rada nei pressi di locali alla moda e ville da sogno, mentre verso l'interno ci si imbatte in strade che sembrano portare nel cuore del nulla verso abitazioni ben diverse.
Gli atolli sono la destinazione dei turisti, che arrivano in massa soprattutto da Australia e Nuova Zelanda. Per l'Europa – partendo da Francoforte bastano anche mille euro con Korean Airlines, con un solo scalo a Seoul (da Milano non meno di 1.500) – le Fiji sono una meta esotica. Eppure, come a Plantation Island, sulla stessa isola convivono un villaggio turistico da sogno ed una struttura esageratamente low cost.
Il tempo trascorre lento lungo la spiaggia, che all'alba ed al tramonto assicura non solo un meraviglioso sottofondo “musicale” offerto dalla dolce risacca della marea, ma anche tinte irreali. E trascorre anche più lento quando piove, soprattutto durante l'estate locale, tra novembre ed aprile. In realtà, anche se ormai “non ci sono più le stagioni di una volta”, non tutto l'arcipelago è spazzato allo stesso modo degli acquazzoni.
Da una parte il mare, dall'altra la folta vegetazione. Le escursioni nella foresta sono possibili, se si sceglie un'isola abbastanza grande da permetterle. Altre sono così piccole che il traghetto dei turisti (e dei lavoratori occupati negli hotel che ogni tre/quattro settimane tornano a casa per andare a visitare le famiglie) deve fare una sosta al largo per sbarcarli. Per chi ha il portafoglio gonfio, i trasferimenti possono diventare anche più veloci grazie ai costosi servizi di transfer in idrovolante o elicottero.
Lungo i fondali dell'arcipelago sopravvivono 400 specie di coralli ed un'infinità di pesci. Compresi i più temuti, compagni di immersione di migliaia sub che devono però farsi accompagnare nei luoghi adatti. Tra i frequentatori abituali di questa calde acque (fino a 28 gradi: poche speranze di trovarvi rinfresco con il solleone) ci sono lo squalo tigre, ma anche i meno insidiosi squali limone e quelle tipici delle barriere coralline pinna nera e pinna bianca.
Testi e foto | Mattia Eccheli