Dal 2005, Pantalica è un monumento Patrimonio dell’Umanità UNESCO e davvero è un riconoscimento ben meritato. Questa meraviglia – la necropoli più grande d’Europa – che fonde in sé la bellezza della natura e l’abilità dell’opera umana, rappresenta una pagina di storia a cielo aperto, in provincia di Siracusa.
In questo angolo di Sicilia, da sempre identificato con la cultura greca, Pantalica è uno spaccato su una civiltà ancora più antica. Una popolazione che visse nel periodo di passaggio tra l’età del bronzo e l’età del ferro e che non ha lasciato traccia se non queste grotte perfettamente scavate nel calcare.
La gente del posto, nel tempo, ha utilizzato Pantalica come cimitero, come prigione e come abitazioni. Queste pareti di roccia che dominano il corso del fiume Anapo e del torrente Calcinara hanno occhi e orecchie, e a volte – se soffia il vento – hanno anche bocca e sembrano … cantare!
Storia di Pantalica
Nel XIII secolo avanti Cristo, per qualche ragione non ancora ben chiara, la popolazione siciliana abbandonò le coste per rifugiarsi sopra i monti. Pantalica nasce probabilmente in questo periodo e, data la difficoltà con cui si raggiungeva, era facilmente difendibile.
Fu un centro importante, ma non sapremo mai quanto dato che per circa due secoli fu abbandonato – e ancora una volta non se ne sa il motivo. La gente tornò a popolare Pantalica nell’850 avanti Cristo. Ma, di lì a poco, la fondazione di Siracusa e delle altre colonie greche costiere fece perdere del tutto importanza al sito. Le grotte, abilmente scavate nella roccia calcarea, divennero allora tombe.
Nel corso dei secoli successivi, Pantalica divenne anche una prigione, di nuovo un luogo di rifugio, di nuovo necropoli. Dal tempo dei Normanni in poi fu utilizzata come soluzione residenziale e pare che fino a poco prima della II Guerra Mondiale fosse stabilmente abitata.
Le necropoli di Pantalica
A Pantalica si suppone vi siano oltre 5000 tra cave, chiese rupestri e tombe a grotticella per cui non esiste ancora un elenco completo di tutti i siti archeologici di questo luogo incantato. I percorsi turistici però seguono gli itinerari più famosi e più interessanti, che sono in tutto tre: necropoli, chiese e acropoli.
Le necropoli di San Martino sono le più belle in assoluto. Risalgono al tempo dei Bizantini e conservano ancora affreschi dell’epoca e resti di tombe a baldacchino. La necropoli di Nord Ovest è forse la più antica (XII secolo avanti Cristo). Quella di Nord è la più ricca di tombe. Le necropoli di Filiporto – a sud ovest – sono le più recenti databili intorno al IX secolo prima di Cristo.
Le chiese e il palazzo del Principe
Tra le chiese rupestri presenti nel sito, la più bella è quella di San Micidiario, a Filiporto. Si tratta di una chiesina fortificata che faceva capo a 150 grotte-abitazioni affacciate sul dirupo del canyon. Qui si leggono ancora tracce di antichissimi affreschi, iscrizioni e testimonianze di un uso diverso – come prigione – risalente al Medioevo. Altre chiese degne di nota sono quella di San Nicolicchio e quella del Crocifisso.
Bisogna arrampicarsi fino in cima al monte per trovare i resti dell’acropoli, o Anaktoròn cioè “palazzo del Principe”. Si tratta dei basamenti di un grande edificio, probabilmente megalitico, della primissima epoca di Pantalica, poi rimodellato dai Bizantini agli albori del Medioevo.
La grotta dei pipistrelli
Un altro punto di interesse che si sta riscoprendo di recente, sull’itinerario di Pantalica, è la Grotta dei Pipistrelli. Si tratta di una gigantesca apertura sulla parete del canyon, dove l’acqua che filtra da secoli dalle stalattiti di roccia ha creato splendide sculture di calcare.
I più coraggiosi potranno strisciare lungo il cunicolo che si inoltra per 12 metri nel ventre della montagna e sbucare in un’ampia sala dove, però, vi attendono migliaia di pipistrelli. Non per forza contenti di vedervi!
La leggenda dell’Anapo
Scendendo giù fino in fondo al canyon potrete ammirare i colori bellissimi del fiume Anapo e del torrente Calcinara che qui si intrecciano. La profondità del letto dell’Anapo viene spiegata dai locali con la romantica leggenda di due amanti infelici.
La bella Ciane viene tramutata in fiume dal dio degli inferi Ade, come punizione per averlo sfidato. Il suo innamorato, Anapo, chiede allora allo stesso dio di trasformare anch’egli in un fiume. E da allora scava e scava alla ricerca della donna amata. Di fatto, i fiumi Ciane e Anapo scorrono paralleli e si gettano in mare insieme, a poca distanza, vicino Siracusa.
Informazioni utili su Pantalica
Per raggiungere Pantalica: è meglio organizzarsi in macchina, autonomamente. Non ci sono autobus di linea che collegano le città principali al sito. L’aeroporto di riferimento è Catania. Poi bisogna trasferirsi a Siracusa e seguire, lungo il tragitto, le indicazioni per il paese di Sortino. In prossimità di Sortino si segue la Via Pantalica, poi la Provinciale 54 in direzione Valle dell’Anapo.
Non si paga biglietto per Pantalica, in quanto è una riserva naturale pubblica. A volte i cancelli vengono chiusi, specie nelle stagioni piovose. Infatti, i due fiumi in fondo al canyon e la scivolosità della pietra calcarea possono essere fonte di grave pericolo. Se volete inoltrarvi a Pantalica con le biciclette occorre una autorizzazione che viene rilasciata dall’Ufficio Servizi per il Territorio di Siracusa, oppure dall’Ufficio Informazioni di Pantalica.