Se c’è un santo che riassume in sé tutta la devozione di una intera regione questo è San Giuseppe, in Sicilia. L’isola ha un affetto particolare per questa figura di uomo semplice, padre di famiglia, lavoratore e povero che con dignità ha affrontato il pesante compito di fare da padre adottivo a Gesù.
E proprio il suo essere “un uomo comune” lo fa sentire vicino alla gente semplice, ai contadini, ai pescatori e agli artigiani che per secoli sono stati il motore principale dell’economia siciliana.
Se vi trovate in Sicilia, tra il 17 e il 19 di marzo, non avrete che l’imbarazzo della scelta fra le centinaia di eventi e celebrazioni che ricordano San Giuseppe in ogni angolo dell’isola. Impossibile descriverle tutte, meno che mai fare un elenco completo. Ma possiamo suggerirvi un piccolo itinerario come esempio per tutti gli altri: i Pani di Leonforte.
San Giuseppe e il simbolo del pane
Il filo comune che lega tutte le manifestazioni siciliane dedicate a San Giuseppe è l’utilizzo del pane. Non solo come simbolo – San Giuseppe è “il lavoratore che porta il pane in tavola” – ma anche fisicamente. Forme di pane di ogni dimensione vengono esposte, offerte, usate per costruire veri e propri altari o, in alcuni paesi, dei totem da portare in processione!
Questi sono i giorni in cui ogni povero, ogni migrante, ogni forestiero verrà rifocillato gratis, e anche ai turisti di passaggio vengono offerti pezzi di buon pane fatto in casa agli angoli delle strade o nelle piazze. A volte siete invitati anche a entrare nelle abitazioni delle persone! Impossibile dimenticare un’esperienza del giorno di San Giuseppe in Sicilia. Ma perché proprio la festa dei Pani di Leonforte?
La Festa dei Pani di San Giuseppe a Leonforte
Leonforte, in provincia di Enna, è un piccolo comune medievale che mantiene ancora la struttura antica, arroccato tra salite, discese e scalinate sulla cima della catena montuosa degli Erei. Della gloria del passato conserva diverse chiese in stile classico e barocco, una splendida fontana monumentale a 24 zampilli del 1651, alcuni palazzotti nobiliari e i Giardini Pubblici panoramici. Una delle chiese è dedicata a San Giuseppe, compatrono della cittadina.
La festa del santo, qui, inizia diversi giorni prima della data del 19 marzo. Si cominciano ad allestire i cosiddetti “Altari” anche una settimana prima, preparando angoli di case, aule di scuole, sagrati di chiese con enormi tavole imbandite e decorate con fiori, ricami e stoviglie pregiate. Qui verranno esposti non solo le forme di pane ma anche tutti i prodotti agricoli del posto: vini, frutta, verdure e dolci a volontà.
Un paio di giorni prima del 19, le donne del paese cominciano a impastare il pane che verrà poi cotto e offerto alla gente. Si tratta di forme di pane che possono rimanere morbide e gustose anche per tre giorni, preparate con la semplice e sana arte genuina di campagna.
Se vi offrono il pane non dite mai “grazie”
La sera del 18 marzo inizia l’esposizione degli Altari. Si tratta in realtà di queste grandi tavole imbandite che però, essendo dedicate a San Giuseppe e ospitando pane benedetto, diventano sacre anche esse. Le forme di pane, dette pupidduzzi – cioè pupazzetti, hanno spesso forma di angeli, di santi, di madonne. Ma la maggior parte ha forma di cuddùra, ovvero di grossi riccioli al centro dei quali si mette un’ostia colorata con il volto di San Giuseppe o con il simbolo della croce o del giglio. Nella loro forma dolce, le cuddùre sono coperte di palline di zucchero colorato e ospitano al centro uno o più uova sode!
Gli Altari vengono preparati da chi ha “fatto voto” a San Giuseppe, da chi deve ringraziarlo per una benedizione ricevuta o soltanto da chi vuole offrire ospitalità al forestiero. Ogni casa che espone un Altare è segnalata da una stella illuminata e i pellegrini che, dal tramonto del 18 marzo fino al pranzo del 19 “gìrunu Attàra”, cioè fanno il giro degli Altari di pane, possono entrare liberamente, ricevere il pane ma anche un bel bicchiere di vino o un dolce, e ricambiare con un sorriso o con una preghiera.
Una curiosità molto commovente: è vietato dire “grazie” alla persona che ti offre il pane. Sarebbe offensivo in questa particolare circostanza! Non si replica niente, altrimenti si dice con entusiasmo “Viva San Giuseppe” oppure, in siciliano, “Viva Lu Santu Patriarca”. Sareste in grado di farlo?
Informazioni utili
Da Leonforte non si passa per caso, ci si deve andare apposta. Per raggiungere questa cittadina:
– in macchina: dovete percorrere l’autostrada A19 Catania-Palermo, uscendo a Mulinello e imboccando la Provinciale 7A e subito dopo la Strada Statale 121 direzione Condotto e Leonforte. Se arrivate direttamente dall’imbarco traghetti di Messina dovrete prima arrivare a Catania tramite la A18 Messina-Catania, quindi seguire la Tangenziale fino all’imbocco dell’autostrada A19.
– in aereo: l’aeroporto di riferimento, il più vicino, è sicuramente Fontanarossa di Catania che tra l’altro è ben collegato con Leonforte dalle corse dei bus regionali AST e Interbus/Etna Trasporti che lì hanno una fermata obbligata.
– in autobus: oltre che dall’aeroporto, anche dalla stazione centrale di Catania partono autobus diretti per Leonforte con le linee Interbus/Etna Trasporti.
Sconsigliato il treno.