In Sicilia, alla ricerca delle “piramidi dell’Etna”

L’Etna è da sempre una attrazione unica, il simbolo della Sicilia intera – nonostante domini prevalentemente la parte orientale. Le sue eruzioni e il fascino della natura che la popola sono già quanto di più bello si possa pensare di vedere, ma a ciò si aggiunge un mistero. Quello delle piramidi quadrate.

Individuate per caso da una studiosa francese, Antoine Gigal, queste strane costruzioni sono diventate il punto focale di una ricerca scientifica e storica che si intreccia al mistero e a riti ancestrali. Cosa sono queste strane piramidi? Come mai somigliano tanto a quelle messicane lasciate dai Maya? Che connessione c’è tra la Sicilia e il suo vulcano e quelle culture lontane?

Le piramidi dei Sicani

La ricercatrice francese Antoine Gigal ha iniziato alcuni studi sulle usanze e le architetture dei popoli pre ellenici in Sicilia. Non è stato semplice ma ha trovato nel tempo diverse notizie sui Sicani. Questa popolazione, che viveva per lo più nel centro-ovest  ma che in passato aveva occupato tutta l’isola, pare fosse composta da abili navigatori ed esploratori. Forse i primi a viaggiare per il Mediterraneo e oltre.

Secondo Gigal, furono proprio i Sicani a progettare e edificare queste piramidi quadrate. Probabilmente rubando l’idea da quelle egizie che avevano avuto modo di vedere durante una spedizione navale. O chissà … forse si erano spinti addirittura nelle Americhe, ben prima dei Vichinghi e di Colombo? La terza ipotesi è che i Sicani siano arrivati proprio dal continente nuovo, tramite chissà quali peripezie.

La storia fin qui accertata, tuttavia, ci dice soltanto che i Sicani arrivarono effettivamente via mare, dunque erano bravi navigatori. Ma la loro terra di origine era la Penisola Iberica. Dunque forse le loro conoscenze architettoniche vanno ricercate in questa zona d’Europa per risalire alle piramidi quadrate? Il mistero ha affascinato studiosi e turisti per quasi vent’anni, fino al 2017, quando tutto cambiò.

Il mistero delle piramidi svelato

Nel 2017, un esperto di architettura rurale antica – dottor Fabrizio Meli – prese in mano la ricerca francese e ne contestò punto per punto tutte le ipotesi. Secondo i suoi studi, non solo quelle piramidi non erano “misteriose” ma non erano nemmeno tanto antiche. Alcuni confronti con cronache e racconti popolari confermarono la sua versione. Le piramidi quadrate dell’Etna erano soltanto cumuli di pietre derivati dal dissodamento dei campi. Una usanza molto diffusa tra il XVIII e il XIX secolo.

Nessuna cultura ancestrale, quindi. Nessun viaggio misterioso da o verso le Americhe. Le strane piramidi erano il risultato della pulizia dei campi prima dell’aratura, nell’Ottocento. Le grosse pietre di lava, tipiche di un vulcano come l’Etna, venivano tolte per evitare che si spezzasse l’aratro. I giganteschi cumuli venivano comunque riutilizzati.

Alcune pietre diventavano fondamenta per le case. Altre diventavano muretti a secco per delimitare le proprietà. Altre ancora venivano sistemate a formare una costruzione a più piani. A volte queste “piramidi improvvisate” venivano usate come punto di avvistamento, o – se erano cave dentro – come magazzino. Ecco spiegate anche le “strane scale e porte” che caratterizzano alcune di esse.

Come sono fatte

Le piramidi quadrate dell’Etna, in realtà, si chiamano “Turretti” (piccole torri). Venivano innalzate nelle vigne o nelle grandi proprietà terriere, proprio perché potevano servire come punto di vedetta per sorvegliare i confini. Le si trova, perciò, nell’area in cui si produce il buon vino etneo … il fianco nord-ovest del vulcano, tra Linguaglossa , Randazzo e Bronte. Alcune si incontrano anche nella Piana di Catania e verso Motta Santa Anastasia.

Di solito hanno una base molto larga – quadrata o rettangolare – sulla quale vengono costruiti ulteriori piani, sempre più stretti, fino al “cubo” in cima. Spesso però trovate “Turretti” piatte, prive della cima. Ciò a causa di terremoti o crolli spontanei. Le piramidi con porte e scale venivano usate per immagazzinare il raccolto o gli attrezzi della campagna. I massi di cui si compongono possono essere più o meno lavorati, ovvero levigati in una forma ben precisa. In certi casi sono grezzi, sistemati a incastro.

Dove si trovano le piramidi

Le “Turretti” dell’Etna si trovano tra Linguaglossa e Bronte, nella zona di San Pietro Clarenza e nei campi che portano verso Motta Santa Anastasia. Per seguire questo percorso potete prendere l’autostrada A18 Messina-Catania uscendo a Fiumefreddo e facendo il giro della montagna da Piedimonte, Linguaglossa e Randazzo fino a Bronte.

In alternativa, soprattutto se venite da Catania, prendete la strada per San Giovanni Galermo e SP 12i in direzione San Pietro Clarenza. Da qui, salirete verso ovest (Ragalna, Bronte, Randazzo) girando intorno al vulcano. Tra la vegetazione e le vigne, sicuramente scorgerete qualcuna di queste meraviglie.

Attenzione, però. Sorgono quasi tutte dentro terreni privati, dunque per poterle visitare o fotografare da vicino dovrete trovare i proprietari dei campi o delle vigne e chiedere il permesso.

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