C’è un castello che castello non sembra, nel paese di Manta, in provincia di Cuneo. Oggi infatti appare più come una villa elegante, sebbene la sua anima fortificata sia ancora evidente in molti dettagli, ed è certamente un luogo ricco di fascino. Castello della Manta è uno di quei luoghi in grado di attirare turisti, viaggiatori e amanti dell’arte e della storia in un piccolo angolo di provincia. Persone appassionate di bellezza, alla scoperta di quei segni antichi che sembrano comunque immortali.
Il Castello della Manta fa parte del progetto Les duc des Alpes, un itinerario dedicato alla storia del Casato di Savoia e fa parte del circuito dei Castelli Aperti del Basso Piemonte.
Storia del Castello della Manta
Un tempo qui sorgeva una fortezza medievale risalente al XII secolo, poi acquistata dai marchesi di Saluzzo. Fu uno dei loro discendenti, nel XV secolo, ad ampliare la struttura trasformando il forte in un vero castello signorile. Risalgono a questo periodo alcuni degli affreschi più belli ancora oggi visibili, quelli detti “dei Nove Eroi”, opera di un certo “Maestro del Castello di Manta”.
Nel corso dei secoli seguenti, diverse famiglie nobili si pregiarono del titolo di proprietari del castello: i Radicati di Marmorito, i Provana, i De Rege Thesauro. Fu proprio una discendente dei Provana-De Rege Thesauro a donare il castello al FAI Fondo per l’Ambiente Italiano nel 1984, affinché fosse custodito per sempre come bene culturale importante. E il FAI da allora si occupa del monumento con l’attenzione e la passione che è sua caratteristica peculiare.
Alla scoperta del Castello e dei suoi colori
Il castello si compone di due edifici separati da una corte interna. L’edificio principale contiene anche il portale ogivale di ingresso (1560) che conduce nella piazza centrale. Da un lato lo spazio della corte è chiuso dalla tinaia con volta a botte, dall’altro spicca una scalinata che porta al piano nobile e alle cucine.
L’atrio accoglie i visitatori diretti verso il salone interno, uno stanzone enorme, rettangolare, famoso per le bellissime decorazioni: le “grottesche”. Di fatto proprio le pitture interne hanno reso il Castello della Manta un richiamo turistico importante.
La sala delle Grottesche
La Sala delle Grottesche è detta così per via delle decorazioni, appunto, a grottesche che si ammirano nella volta del tetto. Le scene rappresentano edifici ideali, allegorie manieristiche, scene mitiche come il carro infuocato del Profeta Elia. La Sala Baronale è quella che ospita il ciclo pittorico dei “Nove Eroi e Nove Eroine”. I coraggiosi personaggi sono raffigurati tra piante, fiori e frutti; indossano abiti d’epoca molto raffinati, che testimoniano oggi la moda del tempo. Ad essi si contrappone un affresco raffigurante la Fontana della Giovinezza, elemento appartenente al tema del mito della giovinezza, ripreso dall’antica tradizione dei romanzi francesi medievali. I personaggi rappresentati hanno una corrispondenza letteraria con il romanzo Le Chevalier Errant, composto nel 1395 da Tommaso III, marchese di Saluzzo.
La visita al castello si completa con la Sala dei Trofei di Caccia, la rustica e gigantesca cucina medievale e le bellissime cantine, scavate direttamente dentro la roccia su cui si basa il maniero. Maniero che tra Settecento e Ottocento ha assunto la forma esterna attuale, molto più simile a una grande villa che a un castello.
La chiesetta del Castello della Manta
Vicino al castello sorge anche una piccola chiesa, Santa Maria. Si tratta di un edificio di due soli vani, ma riccamente decorati. Spiccano qui gli affreschi sulla Vita di Gesù, che risalgono al secolo di fondazione del castello. Ma è da ammirare anche il monumento funebre di Michele Antonio Saluzzo, con decori manieristi, stucchi e pitture.
Il mistero del pittore
Come ogni castello che si rispetti anche Castello della Manta ha un suo mistero! In questo caso si tratta del pittore detto “Maestro del Castello della Manta”, la cui identità rimane ad oggi sconosciuta.
La bravura del pittore è indubbia, e sicuramente è vissuto e ha operato nel XV secolo. Possiamo anche intuire che era colto e conosceva soprattutto lo stile gotico, in voga al tempo, perché padroneggia le tecniche in modo ottimale. Ma chi fosse, quale fosse il suo nome e se fosse o meno imparentato con i proprietari del castello … rimane un quesito irrisolto.
E forse la bellezza del Maestro sta proprio in questo mistero che lo avvolge e che ci costringe a capirlo solo ed esclusivamente tramite il suo lavoro.
Manta e dintorni
Il paese di Manta è famoso per il suo omonimo castello e per la presenza, sul territorio comunale, di alcuni splendidi edifici religiosi. Tra questi il Santuario di San Leone Magno, il Monastero Medievale (X secolo) e la seicentesca chiesa di San Rocco. In paese si possono ammirare altri testimoni d’epoca: l’Arco di San Giorgio, il Palazzo Baronale Riccati, la Torre Civica, il Mulino di San Rocco.
Cuneo e Torino si trovano a poca distanza da Manta e vale certamente la pena dedicare loro alcune giornate, se la vostra vacanza si svolge in questo paese. Non siete lontani nemmeno dal Monviso e dal Parco Naturale delle Alpi Marittime.
Informazioni utili
Come arrivare a Manta: tramite autostrada A6, si prende l’uscita Marene e si prosegue seguendo le indicazioni per Manta. Chi arriva in treno scenderà invece alla stazione della vicina Saluzzo, per poi proseguire per Manta con i bus locali. L’aeroporto di riferimento è Torino.
Per visitare il castello della manta: è aperto al pubblico da mercoledì a domenica con i seguenti orari di apertura:
• dal 25 febbraio al 31 maggio dalle 10:00 alle 18:00
• dal 1° giugno al 31 agosto dalle 11:00 alle 19:00
• dal 1° settembre al 1° novembre dalle 10:00 alle 18:00
• dal 2 novembre al 17 dicembre dalle 10:00 alle 17:00
Il biglietto di accesso costa 11 Euro, ridotti 8 e 4 Euro. Entrano gratis i bambini sotto i cinque anni e i soci del FAI. Per ulteriori informazioni basta cliccare sul sito del FAI, alla pagina dedicata .
La visita del castello dura circa 50 minuti
Si ringraziano per le foto la sig. Elisabetta Cozzi del FAI e gli autori delle foto citati in didascalia.