Un luogo tranquillo nella zona termale del Veneto, con annessa una piccola chiesa di notevole bellezza ed un grazioso baretto dove sostare piacevolmente.
Ecco qualche informazione su questo interessante itinerario.
Una delle Chiese più belle dei Colli Euganei
Arrivati alla sommità del piccolo colle (dove si trova il parcheggio per le automobili) bisogna percorrere una scalinata per raggiungere il Monastero, in cima alla quale si trova una Chiesa bianca con la facciata decorata da grandi intagli ovali in pietra.
Questo piccolo gioiello architettonico fu ideato dall’architetto vicentino Francesco Muttoni, della scuola del Palladio. La grande statua del Redentore e dei due angeli che sovrastano il timpano sono opera del Corradini, le cui opere si possono ammirare anche all’interno della Chiesa, assieme ad altre di Palma il Giovane.
Una vista incantevole
Il Monastero è adagiato sulla cima del Colle di San Daniele, un cocuzzolo isolato che sorge nel mezzo dei comuni di Abano Terme, Montegrotto Terme e Torreglia.
Pur essendo alto solo 90 metri, dalla cima si può godere di una vista incantevole sulla Pianura Padana. Ma attenzione: lo spettacolo migliore si vede dal Belvedere del Museo, pertanto suggerisco di verificare gli orari di apertura del complesso, per essere certi di potervi accedere.
Ma non sarà solo la vista a compensare questa visita.
Il Museo dell’antica villa-castello
L’ingresso del Museo si trova nel lato destro della Chiesa. Ad accogliervi il custode, che vi racconterà un po’ di storia del Monastero e vi accompagnerà attraverso le stanze e le sale del pian terreno di quella che un tempo fu la dimora estiva della famiglia Bonomi, che trasformò l’edificio in una villa-castello. Non senza avere prima visto lo splendido panorama dalla terrazza del Belvedere.
Si attraverseranno quindi 5 stanze, tutte diversamente decorate e con pavimenti originali dell’epoca.
Si inizia il percorso attraversando la Sala del Fuoco, con il soffitto con volte a crociera del XVI sec. Probabilmente qui c’era anticamente l’antica chiesa dei monaci benedettini.
Segue la Sala degli Stucchi, con il portale di ingresso in vetro di Murano ed pavimento originale del cinquecento in cotto e pietra.
La visita procede attraversando tre sale che prendono il nome dal colore della tappezzeria: la Sala Gialla, utilizzata dai Conti come salotto; la Sala Verde, un tempo destinata al gioco ed ora adibita a negozio, e la Sala Rossa che era originariamente la loro sala da pranzo. In quest’ultima si trova un’interessante Ultima Cena, affresco attribuito alla scuola del Tintoretto. Alla destra di Gesù, una figura che dovrebbe rappresentare l’Apostolo San Giovanni, a me è sembrata dai tratti piuttosto femminili (la Maddalena?).
L’ex biblioteca oggi è diventata in piccolo museo dove si possono ammirare oggetti che raccontano la storia del Monastero.
Oltre mille anni di storia
Si dice che il Monastero di San Daniele venne costruito attono agli anni 1076-1079 dai signori Montagnon per onorare la memoria del santo martire Daniele, le cui ossa vennero rinvenute nel 1075 sotto il pavimento della chiesa di Santa Giustina a Padova.
Nel corso dei millenni l’edificio restò miracolosamente quasi sempre intatto: non subì incendi, non venne danneggiato da terremoti nè subì razzie, salvo alcune demolizioni e modifiche strutturali finalizzate ai diversi usi abitativi degli ambienti da parte di chi ci abitava.
Originariamente il monastero era abitato da una comunità di Monaci Benedettini; successivamente nel 1461 Pio II affidò il monastero ai Canonici Regolari di San Salvatore di Venezia che vi rimasero fino al 1771, anno in cui venne acquistato dalla famiglia Todeschini di Venezia.
La proprietà divenne la dote della figlia Elisabetta, che nel 1832 sposò il conte Bartolomeo Bonomi .Il Monastero fu quindi in parte trasformato in Villa – Castello e chiamato “Castello dei Todeschini- Bonomi”. Con la seconda guerra mondiale la famiglia Bonomi perse al gioco d’azzardo la villa-castello, che passò in gestione alla famiglia Pescarin di Montagnana.
Le Monache di Clausura ed una simpatica Calopsitta
L’edificio nel 1948 tornò ad essere un luogo di preghiera, quando accolse la comunità delle Suore Benedettine di San Rocco di Fiume, seriamente in difficoltà a causa delle vicende storiche e costrette ad abbandonare la propria città dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Da quel momento le monache si misero all’opera per risistemare gli ambienti, coltivare I campi, curare il vigneto, tagliare il bosco, realizzando anche piccoli oggetti artigianali.
Tutt’ora il Monastero qui ospita 12 monache che vivono in clausura.
Visitando il Museo, nell’ultima stanza è possibile incontrare Suor Giovanna, l’unica monaca del convento ad essere ammessa all’esterno ed al contatto con il pubblico. Assieme alla sua simpatica Calopsitta (un piccolo pappagallino) – che liberamente svolazza nella stanza – Suor Giovanna vende manufatti, ricami e merletti confezionati dalle suore del convento. E racconta con simpatia e passione le vicende passate del convento… Incontrarla e parlare con lei della vita monastica in clausura è stato davvero interessante.
Un piccolo baretto
Alla destra della chiesa c’è un grazioso baretto per il ristoro, con qualche panca all’aperto e la vista sul colle dove si possono eventualmente acquistare prodotti tipici del luogo come miele, marmellate e tisane.
Come raggiungere il Monastero di San Daniele
Da Abano Terme o da Torreglia (in provincia di Padova) seguire la Strada Provinciale n. 43, quindi Via San Daniele, fino all’indicazione per il Monastero.
Per chi si trova ad Abano Terme e vuole raggiungere il sito a piedi, occorrono circa 20 minuti di passeggiata (due km e quasi tutti in pianura), percorribile anche lungo la bella pista ciclabile.
Maggiori Informazioni
Prima della visita consiglio di consultare gli orari nel sito ufficiale https://www.monasterosandaniele.it/