L’Etna dà, l’Etna toglie. Questa è la filosofia con cui convivono da secoli gli abitanti della provincia di Catania, abituati a sottomettersi al grande vulcano che domina la costa orientale della Sicilia. E in questa visione delle cose non deve affatto sorprendere un itinerario tra chiese sepolte dalla lava, o minacciate da essa. Perché qui è quasi la normalità. Per quanto possa essere pericoloso vivere accanto a un vulcano, abitare ai piedi dell’Etna non lo è.
L’Etna regala terra fertile e ricchissima, falde acquifere sempre piene, un micro clima che favorisce la vita. Che lo si creda o no, le eruzioni non sono una minaccia. Per il 90% dei casi avvengono dai crateri sommitali, ovvero molto lontano dai centri abitati. Ogni tanto, però, pure il vulcano sgarra. Una volta ogni vent’anni circa apre una frattura laterale che – in quel caso – diventa un pericolo, perché la lava può travolgere i paesi vicini.
Le chiese della lava
In tanti secoli di attività, l’Etna ha ucciso poco e niente. Secondo la gente del posto, anche il vulcano teme Dio e la Madonna. E non è un caso se la lava si è quasi sempre arrestata davanti a una croce o a una statua di Maria. Ecco spiegata la grande devozione che porta a costruire chiese davanti ai fronti lavici. O a ricostruirle laddove la lava ha cancellato tutto.
Riscoprire oggi parte di questo itinerario delle chiese sepolte dalla lava è una emozione che aiuta a capire molto. Non solo del vulcano più alto e più bello d’Europa, ma anche della sua gente che lo rispetta e lo ama come un dio pagano. E forse quelle chiese sono in realtà un gesto di adorazione per la natura, prima che un atto di fede al Dio cristiano.
Il nostro itinerario inizia da Catania e termina sul fianco nord-orientale dell’Etna. Almeno tre delle chiese di cui parleremo sono accomunate dalla stessa eruzione: quella del 1669 che, partita da un cratere laterale apertosi sul fianco sud, travolse diversi paesi e arrivò al mare.
Sotto la lava del 1669
Uno dei monumenti più grandi e belli di Catania è l’immenso Monastero dei Benedettini, oggi sede delle facoltà umanistiche dell’Università. Fondato nel XVI secolo, il convento si estese al punto da diventare uno dei principali centri del potere catanese. La sua grandiosa chiesa, dedicata a San Nicola La Rena, era nel pieno dello splendore quando, nel 1669, la grande eruzione laterale dei Monti Rossi, devastò il fianco sud dell’Etna.
Una lunghissima colata di lava alta 12 metri in tre mesi raggiunse Catania. Entrò nel giardino del monastero e si “appoggiò” letteralmente alla chiesa, sfondandone una parte. Ancora oggi si può passeggiare nel cortile, ai piedi del muro di lava e immaginare lo scenario di quel momento.
Da Catania si salirà a Misterbianco, presso la località detta “Campanarazzu” (vecchio campanile). Il nome deriva dal fatto che per due secoli, dopo il 1669, dalla roccia lavica emergeva il campanile di una vecchia chiesa travolta dall’eruzione dei Monti Rossi. Quel campanile un giorno crollò e il popolo perse la memoria della chiesa sepolta. Fu ritrovata per caso nel 2009, durante dei lavori di scavo. Sotto ben 15 metri di roccia, l’edificio si era conservato integro ! La lava era entrata da una cappella laterale, aveva “spostato” di qualche metro la chiesa ma si era raffreddata prima di completarne la distruzione.
Da Misterbianco alla vicina cittadina di Mascalucia la strada è breve. Qui, in contrada Mompileri, sorge un santuario dedicato alla Vergine della Sciara. La “sciara”, in siciliano, è una colata di lava solidificata. In questo caso, ancora una volta, la vecchia colata del 1669. Sotto la sciara di Mompileri sono stati ritrovati i resti della chiesa del XIV secolo dedicata all’Annunziata. Oggi, sotto un muro di lava alto 10 metri, è ancora possibile ammirare il pavimento, parte di un altare e alcuni pilastri.
La basilica paleocristiana di Nunziata
Si deve girare intorno al fianco del vulcano, verso est, per arrivare a Mascali. Questo paese, nel 1928, fu in parte distrutto da un’altra eruzione laterale. A seguito di quell’evento, alcuni quartieri furono abbandonati. Nel 2012, mentre si lavorava al recupero della chiesina del quartiere Nunziata, vennero alla luce i resti di un edificio molto più antico.
Dal cortile laterale del sagrato riemersero resti di una pavimentazione a mosaico del VI secolo e parti di pareti con un abside centrale. Sono ancora visibili le basi delle due piccole navate laterali. Altri scavi hanno svelato la presenza di scheletri umani e di oggetti e monete di epoca bizantina. Le vecchie lave hanno custodito per secoli un monumento unico. Questa basilica detta “La Nunziatella”, infatti, è oggi la chiesa più antica di tutta la provincia di Catania.
Le chiese che fermarono la lava
Dalla Nunziatella di Mascali si sale verso la cima dell’Etna. Si segue in parallelo proprio il percorso della lava che distrusse il paese nel 1928 e si raggiunge un incrocio che conduce alla cittadina di Sant’Alfio. Da qui parte una strada di campagna che sale fino a località Magazzeni.
La cappelletta in mattoni rossi, con un unico piccolo campanile, che domina questa contrada in mezzo a chilometri di lava antica ricorda proprio il miracolo che salvò Sant’Alfio e i suoi abitanti. La lava del 1928 stava per travolgere questo paese ma si fermò davanti alla processione che il parroco aveva portato fin davanti al fronte di fuoco. Inspiegabilmente il magma deviò il proprio corso. Purtroppo, di lì a poco, Mascali non avrebbe avuto la stessa fortuna, né la stessa grazia divina!
Salendo ancora più su, lungo la Strada Mareneve che da Fornazzo porta a Etna Nord, si incontra un ristorante incastonato tra le vecchie colate di lava, Rinuccio. A pochi metri da esso, ecco sorgere una piccola cappella circondata da lastroni di pietra nera su cui è incisa la Via Crucis. Anche questa cappella – dedicata al Sacro Cuore di Gesù – si trova qui a ricordo di un miracolo: la lava dell’eruzione laterale del 1979 si fermò proprio in questo punto. Davanti ad un sacro altarino di campagna, dopo chilometri di rapida discesa verso valle.
Maggiori Informazioni
Si possono visitare le chiese sepolte dalla lava? La chiesa dei Benedettini di Catania e quella di Mompileri sono sempre aperte al pubblico e l’ingresso è gratuito. Bisogna invece prenotare per ammirare la chiesa del Campanarazzu di Misterbianco (331 785 4079 oppure www.facebook.com/campanarazzu) e quella di Nunziatella (095/601102 Diocesi di Acireale ). Le cappelle di Magazzeni e del Sacro Cuore di Gesù sono sempre chiuse, ma visibili all’interno tramite le porte di vetro.