Lungo questo tratto acqueo, affacciati sui canali che si snodano tra le barene, sorgono i cosiddetti Casoni, le tipiche costruzioni in canna e legno utilizzate un tempo dai pescatori sia come deposito sia come luogo di riparo e riposo tra una battuta di pesca e l’altra.
Non c’erano le finestre ed una volta acceso il fuoco, il fumo doveva uscire attraverso gli interstizi delle cannucce o dalla porta lasciata aperta d’estate. Certamente il fumo s’impadroniva di tutto il casone e bisognava sedersi bassi e con la porta aperta per potersi guardare, parlare e respirare meglio. Teneva lontano le tantissime zanzare e oleoso com’era, s’attaccava all’incannucciato rendendolo internamente più impermeabile all’acqua.
La Laguna di Marano
La Laguna di Marano, per secoli roccaforte della Serenissima, si espande dal Tagliamento a Porto Buso, fino a nord di Lignano, dell’Isola delle Conchiglie e dell’Isola di S.Andrea (le due barene). Qui si trovano due riserve naturali: la Riserva delle Foci del Fiume Stella e la Riserva della Valle Canal Novo.
La prima, nota anche come “Oasi avifaunistica di Marano Lagunare” e accessibile esclusivamente via acqua, si estende per 1.377 ettari dal delta del fiume Stella e lungo la fascia di laguna circostante.
Tra canneti e giunchi, è possibile incontrare numerosissime specie di pesci e di uccelli (oche, gabbiani, cigni, aironi e sterne), che trovano qui rifugio nei mesi invernali per nidificare o per sostare durante le migrazioni.
La Riserva della Valle Canal Novo, invece, è una zona di pesca e di allevamento ittico.
Ogni anni, il 15 giugno, si svolge la Processione di San Vito, una tradizione trecentesca nata come buono auspicio per le battute di pesca.
Marano, Grado e Caorle: ogni città il suo Casone
Ogni famiglia del luogo, oltre alla dimora in muratura in città, possedeva un proprio Casone.
Esistono alcune differenze planimetriche e strutturali tra casoni di Marano, di Grado e di Caorle.
I primi sono privi di finestre e di forma rettangolare, con i lati più corti leggermente arrotondati. Le pareti, di circa 1.5 metri, diventano via via più alte in prossimità dell’ingresso.
Il Casone gradese, invece, sempre di forma rettangolare, presenta il solo lato posteriore arrotondato.
Il Casone caorlese, infine, assume una forma pseudoellittica ed è privo di pareti verticali, con il tetto spiovente che arriva quasi fino a terra.
In tutti i casi, comunque, queste costruzioni venivano disposte lungo l’asse est-ovest, per opporre meno resistenza al forte vento di bora. L’ingresso era sempre rivolto a ovest, il lato più riparato.
I Casoni venivano costruiti in legno e canne, le materie prime presenti in maggior quantità nella zona. Le canne venivano pulite a fatte essiccare, poi unite e posizionate a spiovente come copertura, con la punta rivolta verso il basso per far meglio defluire l’acqua piovana.
Dopo alcuni anni, a causa del deterioramento, si era costretti a rinforzare il tetto con altri strati di canne: a lungo andare il peso raggiunto costringeva i pescatori e erigere internamente delle assi verticali a supporto della trave principale.
L’interno rimaneva in terra battuta. Gli unici elementi d’arredo erano il focolare centrale in mattoni, attorniato da qualche panca o sgabello, e un letto.
Oggi i Casoni sono stati riadattati a scopo turistico ed è possibile sostarvi per gustare un piatto di pesce fresco e sorseggiare il vino del posto.
Se non possedete una barca privata, potete affidarvi alle numerose agenzie che organizzano gite, mini crociere ed escursioni in laguna.
Visitare i casoni di Lignano, i Casoni della laguna di Grado e Marano è come tornare indietro nel tempo, un’esperienza davvero interessante e suggestiva. Lo sarà ancora di più se avrete l’occasione di incontrare e parlare con i pescatori del luogo.