Il segreto del suo successo è molto semplice: il valore di una famiglia molto unita e la tradizione di un grande senso di accoglienza dell’ospite, per farlo sentire come a casa.
“Avere un albergo non significa solo dare ospitalità, arricchirsi, ma significa offrire agli ospiti l’opportunità di vivere un territorio. È l’eccellenza che fa parte del territorio che diventa un’esperienza per chi viene a fare visita al Veneto, alle sue ville e alle sue città d’arte.”
Una tradizione di albergatori con una gestione familiare arrivata alla terza generazione, con solidità e profitto grazie ad investimenti e strategie di gestione attente e mirate nel tempo. Gestire Romantik Hotel Villa Margherita e il Relais & Châteaux Villa Franceschi è un incarico di grande responsabilità che Alessandro dal Corso porta avanti con molto entusiasmo assieme al fratello Dario, grazie al bagaglio di saggezza alberghiera ereditato dalla famiglia.
Alessandro Dal Corso è una persona molto attiva nel territorio e grazie alla sua valida capacità organizzativa e comunicativa ricopre attualmente incarichi rappresentativi: è presidente del gruppo italiano di Romantik Hotels & Restaurants dal 2014 e vicepresidente e consigliere dell’AVA Associazione Veneziana Albergatori.
Un’opportunità di rinascita
Sia pur attraverso tante difficoltà – come tutti gli albergatori – ha vissuto questo periodo come un’opportunità di rinascita e cambiamento, nella convinzione che quando la crisi sanitaria sarà finita, assisteremo ad un grande rinascimento in ambito turistico.
La chiave della ripartenza sta nell’adozione di concrete misure di sicurezza in grado di garantire la tranquillità degli ospiti dal punto di vista sanitario. È importante inoltre costruire sinergie con il territorio in cui si opera, per offrire al visitatore itinerari inediti, esperienze naturalistiche e culturali interessanti che possano essere vissute in modo immersivo ed entusiastico.
Ma vediamo come Alessandro ha vissuto questo periodo di pandemia, tra difficoltà ed opportunità di crescita.
A tu per tu con Alessandro dal Corso
Da tre generazioni operate nell’ambito dell’hotellerie. Cosa la spinge a portare avanti con tanto entusiasmo il suo lavoro?
ADC: Ritengo che questo periodo di pandemia possa offrire anche delle opportunità. È vero, la crisi è tangibile per tanti settori, tra cui il nostro, ma abbiamo voluto vivere questo momento in chiave positiva, come una chance per crescere. Poterci fermare e riflettere, capire se la strada che stavamo percorrendo fosse ancora quella giusta, ci è stato molto utile. Ci siamo resi conto, più che mai, che il nostro vero valore e la nostra grande ricchezza è la famiglia, sia umanamente sia per il nostro business che è a conduzione familiare. Le scelte che hanno fatto i nostri genitori nel corso degli anni per la gestione dei nostri due hotel si sono rivelate sempre lungimiranti; hanno sempre lavorato e creduto fortemente in quello che hanno fatto, facendo diventare destinazione una parte di Venezia limitrofa, sconosciuta ai più, come la Riviera del Brenta.
Come riesce a conciliare la tradizione di un hotel di lusso con le innovazioni tecnologiche?
ADC: Gestire l’innovazione tecnologica in una struttura come la nostra non è facile. Le nostre proprietà sono tutte vincolate dalla Sovrintendenza, e questo non aiuta perché pone diversi vincoli e limiti ad ogni nostra proposta di integrazione tecnologica o miglioramento della struttura. Anche il territorio stesso in cui ci troviamo pone dei vincoli che bisogna rispettare. In questo periodo abbiamo avuto per fortuna dei professionisti che hanno saputo mediare le nostre esigenze con i vincoli esistenti. Solitamente siamo eclettici e dinamici, aperti al cambiamento e sempre pronti ad introdurre nelle nostre strutture innovazioni che possano migliorare la qualità del comfort della sicurezza dei nostri clienti, ma anche la loro percezione del territorio in cui soggiornano. Ci piacerebbe ad esempio introdurre nel nostro territorio l’opportunità dell’utilizzo delle biciclette elettriche guidate da QR code posti lungo I punti di interesse dell’itinerario.
Lei è stato fra i primi albergatori a riconoscere l’importanza del servizio di ricarica delle auto elettriche. Come è nata questa sua passione?
ADC: È stato circa sette anni fa, e a dire il vero fu una lunga battaglia. I miei genitori a quel tempo erano contrari all’installazione delle colonnine, non capivano l’utilità di un simile investimento.
Un giorno però andai a Milano ed incontrai il responsabile dello sviluppo delle colonnine Tesla: trovai un team di persone aperte e disponibili, che accolsero subito la mia richiesta. Arrivarono quindi tre colonnine da installare ma si pose a quel punto il problema della sicurezza della rete aziendale e, di conseguenza, dei clienti stessi. A quel punto mio padre, sempre molto attento alla sicurezza dei nostri ospiti, si dimostrò aperto alla innovazione e per fortuna poi riuscimmo a convincerlo e l’installazione potè procedere nel rispetto delle norme e senza compromettere i nostri circuiti di sicurezza.
Come sta affrontando dal punto di vista lavorativo questo periodo critico? Quali novità sta introducendo nel suo Hotel?
ADC: Dopo il primo lockdown totale dello scorso anno, ci siamo subito affidati ad un covid manager. Abbiamo quindi adottato i protocolli dell’OMS e abbiamo frequentato tutti i corsi di sicurezza con il personale. Infine abbiamo realizzato un video – in diverse lingue – attraverso il quale abbiamo spiegato ai nostri ospiti che siamo una famiglia che fa ospitalità in un ambiente sicuro, illustrando le misure di sicurezza che abbiamo adottato, valorizzando i nostri grandi spazi aperti ed il vantaggio di un impianto con l’aria primaria in tutte le stanze. Significa che l’aria viene prelevata dall’esterno e ripulita costantemente grazie ad un impianto super-tecnologico. Vivendo noi stessi in questi ambienti, abbiamo già da tempo previsto ogni forma di pulizia dell’aria degli ambienti sia per noi sia per gli ospiti, come fosse una grande famiglia.
C’è qualche vostro progetto che la pandemia ha rallentato e qualche nuova opportunità che ha accompagnato questo difficile periodo?
ADC: Durante la pandemia siamo inizialmente sopravvissuti soprattutto grazie alla nostra stabilità economica: la nostra famiglia che ci ha sempre insegnato a lavorare ma anche a risparmiare. Nel 2022 vorremmo ricapitalizzare la nostra azienda, ma al momento dobbiamo rimandare il traguardo di almeno un paio di anni. Avevamo il progetto di ampliare le camere, i bagni, realizzare aree di benessere private e non condivise. Il nostro sogno era quello di realizzare una struttura d’eccellenza nel campo della salute, organizzando al nostro interno un centro medicale, e in ambito sportivo agonistico, realizzando anche piscina interna, campi da tennis, ed un circuito salute nei parchi secolari delle nostre dimore.
Nel frattempo invece sono stati sostituiti tutti i televisori, che ora sono interfacciabili con il telefonino dei clienti e presto saremo i primi ad avere in questa zona il 5G, perchè qui spesso la connessione internet è molto debole. Abbiamo inoltre fatto investimenti per ampliare le aree wellness. Il più grande cambiamento realizzato è stato negli spazi della convivialità: la pandemia ha accelerato l’organizzazione della ristorazione nelle aree esterne, potendo finalmente avere il permesso di realizzare un Bistrot nell’area del campiello, cosa che in passato non ci era stato concessa. Abbiamo inoltre realizzato tre camere con il patio privato esterno, con vista sul parco.
Infine avevamo un palazzo con 9 stanze che abbiamo trasformato in una villa prenotabile per le famiglie che desiderano trascorrere una vacanza in tutta sicurezza, con la cucina interna ed uno chef privato.
Durante le sue esperienze di viaggio, qual è stato l’hotel che ha amato di più, dopo il suo?
ADC: L’hotel che più ci ha ispirato nel corso dei nostri viaggi è ll Relais e Chateaux a Rheims il Domaine Les Crayères. Lì tutto è perfetto, un piccolo hotel con un grande senso dell’ ospitalità dove ci si sente davvero coccolati in modo esclusivo.
La sua auto preferita?
ADC: La mia auto preferita … adesso è una bicicletta! La trovo più comoda, è un mezzo veloce e non comporta problemi di parcheggio. Abbiamo calcolato che per muoverci nel raggio di 15 km conviene davvero usarla.
La mia auto del cuore è la prima che ho avuto, una Golf GTI 16 valvole limited edition. E’ stata la macchina della mia libertà! Poi l’ultima che ho amato è stata la mitica Saab Cabrio 900.
Qual è stato il libro che l’ha maggiormente ispirata?
ADC: Il libro che mi ha particolarmente ispirato è stato un libro di Giacomo Leopardi di Renato Minore . Ho conosciuto uno scrittore Leopardi non pessimista, come invece lo insegnavano a scuola, un uomo che amava profondamente la vita. In questo mi riconosco molto in lui.