Eventi realmente accaduti sono la scena su cui si muovono i protagonisti del romanzo, attraverso una narrazione puntuale ed avvincente che riporta il lettore nell’affascinante epoca del Medioevo e dei Templari.
La trama
La prima parte è dedicata al capostipite della famiglia Scrovegni, il potente Rainaldo che Dante taccia ingiustamente di usura e colloca all’Inferno insieme a Vitaliano, marito di seconde nozze della figlia di Rainaldo, Beatrice. Era stata proprio Beatrice a fare da madre ad Agnese, figlia di Vitaliano, che nell’aprile del 1303 sposò Bartolomeo della Scala signore di Verona.
Agnese e Bartolomeo della Scala accolsero Dante nel suo esilio, ma lo Scaligero morì nel marzo 1304, lasciando Dante privo di protezione.
La storia di Rainaldo, insomma, si intreccia con le decisioni dei podestà della città, le lotte tra il Clero e il Comune, i rapporti tra Padova e papa Niccolò IV, la Ferrara degli Este, con cui gli Scrovegni erano imparentati attraverso la prima moglie di Enrico, Bartolomea da Carrara.
La seconda parte del romanzo è dedicata ai Templari a Padova e a Venezia, e qui si ipotizza che Enrico Scrovegni, ricchissimo banchiere, supporti i Cavalieri del Tempio. I Templari, verso la fine del Trecento, erano anche una delle potenze finanziarie dell’epoca e rappresentavano una sorta di banca internazionale.
Sono gli ultimi anni di gloria dei Templari, gli anni della tragica e drammatica caduta di Acri, l’elezione di papa Celestino V e di papa Bonifacio VIII: è questo il momento in cui Padova perde un grande protettore, il cardinale Pietro Colonna, ormai nemico acerrimo del papa, costretto a fuggire in Francia protetto da re Filippo il Bello.
La terza parte racconta dell’intenzione di Enrico di costruire un palazzo e una Cappella, dopo esser stato a Roma in occasione del Giubileo e dopo aver visto la Sancta Sanctorum.
Nella Basilica di San Giovanni in Laterano ad Enrico fu concesso di vedere anche un magnifico affresco nella Loggia delle Benedizioni, che ritraeva Bonifacio VIII mentre indiceva il Giubileo: l’autore era Giotto, che aveva già lavorato nella Chiesa di San Francesco ad Assisi.
La quarta e ultima parte del romanzo è dedicata alla Cappella degli Scrovegni, dove vengono riprese le misure del Tempio di Salomone, e dove gli angeli di Giovanni Pisano aprono le loro ali dorate come sopra l’Arca del Tempio: moltissimi sono qui i segni templari, come la volta nella cripta, decorata da stelle rosse a otto punte.
Viene ripercorso il lavoro di Giotto all’interno della Cappella, ricercandone i motivi ispiratori e ricostruendolo attraverso manoscritti, fonti d’archivio, saggi storici e pubblicazioni, antiche cronache che ben rispecchiano lo spirito del Medioevo.
Un romanzo da gustarsi tutto d’un fiato, dove centinaia di personaggi, quasi tutti realmente esistiti, appaiono e scompaiono nel suggestivo percorso nel cuore del Medioevo padovano.