Una importante mostra su Van Gogh ed il suo mondo è allestita a Padova, dal 10 ottobre 2020 all’11 aprile 2021.
L’esposizione, intitolata “Van Gogh. I colori della vita” è curata da Marco Goldin, e raccoglie novanta opere provenienti da vari musei tra cui il Kröller-Müller Museum e il Van Gogh Museum. Si potranno ammirare tra gli altri dipinti famosissimi come l’”Autoritratto con il cappello di feltro”, “Il seminatore”, i vari campi di grano, “Il postino Roulin”, “Il signor Ginoux”, “L’Arlesiana”, i vari paesaggi attorno al manicomio di Saint-Rémy e tantissimi altri.
“La mostra intende – afferma Goldin – ripercorrere l’intero cammino della sua attività, concentrandosi sui principali punti di snodo di quel cammino. I luoghi che lo hanno visto diventare il pittore che tutti conosciamo, grazie proprio a quei luoghi medesimi, al fascino che hanno esercitato su di lui, alla loro storia che si è incisa nella sua storia. Verrà precisamente analizzato il rapporto tra l’esterno della natura, e talvolta delle città, e l’interno dell’uomo e del pittore. Per comprendere il motivo per cui sia stata così rapida l’evoluzione dell’artista e perché sia stata necessitata e indotta dall’aver vissuto in determinati posti, prima in Belgio e Olanda e poi in Francia”.
Il fil rouge della mostra dedicata al grande pittore olandese è dunque un Van Gogh visto nel flusso del suo tempo, nella relazione con altri artisti che per lui hanno contato.
La grande esposizione padovana non si limita alle 78 opere di Van Gogh. A fianco ad esse sarà possibile ammirare una selezione di una ulteriore quindicina di capolavori di artisti, a partire da Millet, passando per Gauguin, Seurat, Signac, Hiroshige, a lui collegati. O come nel caso delle tre grandi, splendide tele di Francis Bacon a inizio percorso, a indicare come la figura dello stesso Van Gogh abbia agito anche sui grandissimi del XX secolo.
La mostra di Padova, allestita presso il Centro San Gaetano, si articola in 5 sezioni:
Il pittore come eroe
La mostra parte da un quadro che ritrae Van Gogh e che non esiste più.
Nell’estate del 1888, dopo avere dipinto la serie memorabile con i campi di grano nella pianura della Crau e attorno all’abbazia di Montmajour, nei pressi di Arles, Vincent van Gogh realizzò un piccolo quadro. Quella tela, intitolata Il pittore sulla strada di Tarascona, venne distrutta durante un bombardamento durante la Seconda guerra mondiale. Vi si vede il pittore, Van Gogh stesso, che cammina sotto il sole andando incontro al suo lavoro quotidiano nella campagna.
È a questo tipo di pittore, a questo eroe moderno, che Francis Bacon ha guardato quando ha deciso di dipingere alcune tele meravigliose, traendole proprio da quell’immagine che restava in seguito alla distruzione del quadro dopo il bombardamento su Magdeburgo. Nel marzo 1957, nella Hanover Gallery di Londra, vennero esposte alcune tele che Francis Bacon aveva dedicato a Van Gogh. Partivano proprio da quel quadro Bacon ha dipinto Van Gogh proprio così. Come chi parte e non è mai partito. Chi viaggia ancora dopo avere a lungo viaggiato. Per questo motivo la mostra nasce eccezionalmente da tre dei suoi quadri dedicati a Vincent van Gogh, compresi nella prima sala. Il pittore come un eroe, colui che annuncia il futuro pur nell’apparente fallimento. E si carica il mondo sulle spalle.
Gli anni della formazione. Dalla miniera di Marcasse all’Aia
La seconda sezione della mostra su Van Gogh, mette in scena il percorso della prima formazione del pittore, dall’estate del 1880 all’estate del 1883. Dal momento in cui egli, consapevolmente, realizza i primi disegni, fino a quando lascia l’Aia per salire più a nord in Olanda, nella regione della Drenthe. Dalla miniera belga nel Borinage fino a Bruxelles e da lì poi a Etten e all’Aia.
Van Gogh realizzò molti disegni nel Borinage, nel distretto sud-occidentale di Mons, tra il dicembre del 1878 e l’autunno del 1880, quando faceva il predicatore laico nelle miniere di carbone. Nulla rimane di quel tempo. Per cui Minatori nella neve e Zappatori (da Millet), che daranno il via in mostra a questo percorso, restano tra le rarissime prove superstiti dei mesi di settembre e ottobre 1880.
Il percorso prosegue con gli otto mesi trascorsi a Etten, nella regione del Brabante dove era nato, arrivando da Bruxelles alla fine di aprile del 1881. Raggiunge la famiglia, che vive nella canonica accanto alla chiesa.
Con oltre venti disegni e i primi dipinti del tempo dell’Aia, la sezione si chiude dentro questo spirito di intima attenzione umana.
Da Nuenen a Parigi. Un colore che cambia
La terza sezione della mostra, con diversi quadri anche dei pittori che hanno accompagnato lo sguardo di Van Gogh a Parigi, indaga lo spirito di quello straordinario percorso che porterà l’artista alla piena conoscenza di quanto per lui avrebbe potuto rappresentare un colore nuovo, del quale sentiva la necessità dentro di sé. Lo veniva esprimendo nelle lettere che indirizzava a Theo, lì dove emergeva la necessità di uscire da quell’atmosfera che lo riportava ai disegni e alle arie quasi crepuscolari dei pittori della Scuola dell’Aia.
Sono le lettere, nelle quali Vincent traccia il suo mondo, lo esprime in sussulti e in una visione del futuro che non si distende oltre misura. La mostra ci va dentro come si sfogliano le pagine di un diario, alla ricerca dei colori della vita. Dei colori della sua vita. Quei colori che già si aprono di un poco nei due anni trascorsi a Nuenen. È per questo che l’esposizione di Padova fa soste importanti sul tempo trascorso da Van Gogh al suo rientro nel Brabante dove era nato. Quasi quaranta infatti, tra dipinti e disegni, sono le opere che ne identificano qui lo slancio.
Un anno decisivo, 1888
La quarta sezione della mostra è incentrata sul tempo trascorso da Van Gogh ad Arles, con alcuni dipinti celebri. Nei quasi quindici mesi di permanenza ad Arles, Van Gogh realizza circa duecento quadri, cento tra disegni e acquerelli e ha il tempo di scrivere duecento lettere, quasi tutte, indirizzate al fratello Theo. Sono due le aree che attorno ad Arles lo catturano: la pianura della Crau ei la zona che costeggia l’Arles-Bouc canal, verso sud.
La mostra intanto si sofferma su quelle due settimane, nella seconda metà di giugno, quando Vincent è reduce dai cinque giorni trascorsi a Les-Saintes-Maries-de-la-Mer. Sono i campi di grano, in una serie di sette, fatti nella pianura della Crau nella seconda metà di giugno del 1888.
Di lune e nuvole. Van Gogh e la fine del suo viaggio
La storia, e con essa questa mostra, è ormai sul punto di concludersi. La mattina del 20 maggio 1890, Vincent lascia Parigi, dove si era fermato a casa di Theo rientrando da Saint-Rémy. Prende il treno in direzione di Auvers-sur-Oise, dove lo aspetta il dottor Gachet, amico di molti tra i pittori impressionisti, a cominciare da Pissarro e Cézanne.
Van Gogh sopravvivrà fin quando a restare in vita sarà il sogno della pittura. Il sogno di una pittura che dapprincipio era stata l’illusione di copiare Mauve e gli olandesi, poi di rifare i Giapponesi, poi di creare con Gauguin l’Atelier del Sud, luogo d’incontro di immaginate, comuni sensibilità. E infine, da una suggestione gauguiniana, volare verso i Tropici, dove Gauguin era già stato – la Martinica, nell’estate del 1887 – e dove, facendo vela verso la direzione opposta, andrà per la prima volta, lasciando terra da Marsiglia, nemmeno un anno dopo la morte di Vincent.
Informazioni, orari e prezzi sulla mostra
La mostra su Van Gogh è visitabile a Padova, presso il Centro San Gaetano, dal 10 ottobre 2020 all’11 aprile 2021.
Si consiglia la prenotazione anticipata attraverso il call center 0422.429999
Per ulteriori informazioni visitare il sito www.lineadombra.it.