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La capote è aperta, il cielo lì sopra sembra a portata di mano. Chi guida forse non è un privilegiato assoluto, ma un privilegio ce l’ha senz’altro: guida una Maserati, e non una come le altre ma la GranCabrio, prima scoperta con quattro posti comodi nella storia della Casa del Tridente. Tecnologia allo stato puro, che si concretizza in un motore otto cilindri a V con un angolo di 90 gradi fra le bancate, in una cilindrata di 4.691 centimetri cubi e in una potenza di 440 cavalli a 7mila giri.
Ma anche un’intrigante sfida per la matita di Pininfarina: mai dagli stabilimenti modenesi di viale Ciro Menotti era uscita una cabriolet capace di accogliere quattro adulti senza toglier loro neppure un grammo del piacere di viaggiare. Ora che la sapienza artigiana ha completato il suo lavoro tutto sembra ovvio, la GranCabrio non avrebbe potuto che essere così. Un occhio esperto, però, capisce quanta genialità stia dietro al frontale, imponente e dinamico al tempo stesso, a una linea di fiancata sinuosa e felina e a un posteriore con un ampio diffusore aerodinamico studiato in galleria del vento, cui fanno da corona una doppia coppia di terminali di scarico cromati e di grande diametro.
Una scultura che parla agli intenditori l’antica lingua dei grandi carrozzieri italiani, un’auto bella da vedere quando è aperta, ma anche quando viaggia a capote chiusa, fatto tutt’altro che scontato per vetture di questo tipo.
E poi c’è la voce della GranCabrio. Se il pilota le chiede di dare il massimo, le valvole a comando pneumatico che gestiscono lo scarico si aprono e il sound del propulsore V8 diventa poderoso, entusiasmante, coinvolgente.
Geniale, questa scoperta.
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