useDesign è il marchio che racchiude le fantasiose e affascinanti idee di Luca Scarpellini, una linea colorata di oggetti vintage di uso comune che vengono reinventati nella loro forma, nel colore e soprattutto nella funzione. L’autore ama definirsi “artista” piuttosto che “designer”, proprio perché queste creazioni prendono vita da un puro gesto creativo e d’istinto, non da particolari studi teorici sul prodotto.
La base per queste opere di riutilizzo viene dai mercatini dell’usato dove, fra oggetti di tutti i tipi e tutte le epoche, Luca Scarpellini lascia la sua attenzione libera di venir catturata da un qualche oggetto in attesa, né complicato né raffinato, in quanto crede che nella semplicità stia la vera sfida, in quanto molto più difficile da rendere interessante. Una volta individuato il soggetto lo analizza, lo studia, lo osserva in modo quasi maniacale e morboso, fino a quando interviene l’ispirazione e può iniziare il processo di trasformazione. Secondo la filosofia che caratterizza il suo lavoro, questo suo trasformare l’oggetto non lo conduce ad una nuova vita, ma piuttosto gli concede una degna sepoltura. Il suo è un processo di distruzione, l’annullamento del ruolo e della storia che quel particolare utensile possiede all’interno della cultura in cui viene prodotto. Una volta defunto, l’oggetto può venir utilizzato indistintamente per qualsiasi altra funzione: “è proprio per questo motivo che annullo tramite vernici e sabbiature tutto ciò che dimostra una storia passata e una vecchia vita per dare un nuovo significato alla materia e alle forme trovate non in natura, ma piuttosto, nell’artificialità”
La storia delle creazioni di Luca Scarpellini è un poco anche quella dell’artista che li crea. Una sorta di istinto trasformatore che lo ha portato da giocoliere circense a quasi ingegnere meccanico, per poi laurearsi in scenografia ed arrivare infine al design, senza seguire un percorso preciso ma soltanto il piccolo passo che sta compiendo. Allo stesso modo la sua arte è trasformazione di oggetti, abbandonati e defunti, in qualcosa di diverso ed inaspettato. Capita così che caffettiere trovino posto come stravaganti abat-jour sul comò a fianco al letto e che telefoni a cornetta dallo stile retrò si trovino ad indicare l’ora come un orologio; “o ancora un vecchio tosaerba, pericoloso, con le sue affilate lame, entra in una camera da letto, silenzioso, per sostenere i vestiti di una giornata pesante, mentre ci si riposa, vegliando e aspettando l’inizio di un nuovo giorno e il sorgere di un nuovo sole”.
Come ci rivela durante una chiaccherata, tutta la sua opera, così come la sua vita è caratterizzata dal numero 12. Non una scaramanzia ne una cabala, ma un numero che lo accompagna da sempre, dal giorno sua nascita il 12 febbrario, fino ai giorni in cui è cominciata e poi finita la relazione con la ragazza che gli ha ispirato la Caffettiera-Abat-Jour, la sua prima opera, entrambi un 12 del mese. E per questo il numero diventa una sorta di firma dell’artista, che produce i suoi oggetti in un massimo di 24 esemplari (12+12) e utilizzando la stessa idea solamente per 12 volte. Curiosamente anche i prezzi delle sue opere seguono questo schema essendo tutti multipli di 12.
Per saperne di più su questa ed altre collezioni useDesign by Luca Scarpellini visita il sito www.usedesign.it