La nostra prova su strada
Abbiamo provato con vero piacere la versione più potente, ovvero la DS3 1.6 Turbo THP Sport Chic da ben 155 cavalli. Il propulsore 1.6 ad iniezione diretta sovralimentato garantisce uno spunto sempre brillante. La ripresa è soddisfacente, mentre il cambio a sei marce risulta manovrabile ed è caratterizzato da innesti piacevolmente contrastati. Come alla guida di una sportiva, si ha la netta percezione del momento in cui entra la marcia, caratteristica che aiuta il pilota ad entrare rapidamente in simbiosi con il mezzo meccanico. Lo sterzo è leggero in manovra e stabile quanto basta sul veloce. Abbiamo guidato la DS3 partendo dall’Arco di Trionfo, muovendoci poi fuori Parigi per raggiungere superstrade ed autostrade a pedaggio. Una decisione lungimirante da parte degli organizzatori, in quanto ha consentito a noi giornalisti di saggiare le potenzialità della DS3 in ogni scenario di guida possibile.
La versatilità della DS3 appare subito lampante, seduti comodamente sul comodo sedile di guida, i reni fasciati da fianchetti avvolgenti, le pesanti e solide porte ci isolano egregiamente dai rumori esterni. La DS3 ha un’impronta sportiva, mette in campo un handling paragonabile a quello delle rivali Alfa mito e Mini. Le sospensioni trasmettono un feeling diretto con le asperità della strada, caratteristica richiesta dal guidatore sportiveggiante: pur meno turistica della morbida Nuova C3, la DS3, comunque, non è affatto scomoda. Il sistema di controllo della stabilità vigila silenzioso e per nulla invadente sulla guida: grazie alle buone doti telaistiche frutto di un progetto fresco e ben sviluppato, è comunque difficile far entrare in azione l’ESP, a patto di non esagerare con l’acceleratore. Sotto il piede destro ci sono comunque 155 cavalli e una coppia motrice robusta, capaci insieme di garantire su una vettura così compatta un quadro prestazionale da piccola GT. Questo è quanto, vedremo quale sarà la risposta del mercato verso l’accattivante DS3. Il listino, più contenuto delle principali rivali a fronte di dotazioni spesso più ricche, dovrebbe fungere da sigillo al successo di questa “auto che non c’era” frutto dell’estro transalpino di Citroen.