I Musei di San Domenico a Forlì dedicano una mostra a Piero della Francesca, artista di grande calibro, maestro dell’affresco e studioso di architettura. L’esposizione, visitabile dal 13 febbraio 2015 al 26 giugno 2016, vuole proporre al pubblico un approccio inedito, concentrato sul rapporto che l’artista ebbe con i suoi contemporanei e sull’influenza che esercitò nei secoli successivi.
Come descrive il Vasari nelle sie Vite Piero iniziò sin da giovane a occuparsi di architettura, se pur la sua vita fu dedicata prevalentemente alla pittura, riuscendo come mai prima d’allora a integrare sulla tela le due arti, con un rigore scientifico degno di un matematico.
Il suo contributo pittorico deriva proprio dagli studi sull’architettura che si stavano compiendo in quei decenni: con Piero viene infatti perfezionata l’applicazione del codice prospettico per la costruzione illusoria degli spazi in pittura.
Nel corso dei secoli, sin dall’antichità, numerose sono state le modalità attraverso cui gli artisti hanno rappresentato la profondità di campo (sovrapponendo le figure di profilo, disponendo a fasce, uno sull’altro, i piani, introducendo elementi obliqui ecc…). La resa della verosimiglianza non costituiva il problema primario: l’occhio del pubblico accettava quelle convenzioni visive, poiché lo scopo della pittura era essenzialmente quello tramandare l’evento.
La prospettiva rinascimentale è uno strumento finalizzato a creare una realtà immaginaria, a dare l’illusione della tridimensionalità su un piano bidimensionale.
Il 12 ottobre 1492 costituisce una data storica: fu in quella notte che venne avvistata la terra americana dalle caravelle di Colombo. Ciò determinò un susseguirsi di eventi i quali ebbero una grossa influenza per tutto l’Occidente, dando definitivamente il via all’era moderna.
Quel giorno è divenuto uno spartiacque tra il Medioevo e il Rinascimento, ma è anche il giorno che segnò la scomparsa di un grande precursore del Rinascimento stesso: Piero della Francesca.
L’attività di Piero va letta quindi come un costante confronto con i suoi contemporanei e con gli artisti che operarono nei secoli successivi, per questo la mostra allestita a Forlì vuole dedicare una particolare attenzione anche ai pittori della generazione successiva.
La storia dell’arte, però, è colma di esempi di grandi personalità del passato cadute nel dimenticatoio e riscoperte solo dopo secoli di oblio: il caso di Piero della Francesca, il cui mito è rinato grazie all’interesse dei pre-raffaelliti, è uno di questi. L’esposizione, per questo, vuole altresì far luce sull’influenza che Piero esercitò nei confronti di personalità quali Degas o Cézanne, ma anche Carrà, Sironi, Le Corbusier e Hopper.
Non è un caso, quindi, che nei libri di storia dell’arte Piero non compaia nell’ultimo capitolo del tomo medievale, bensì venga posizionato come incipit nel volume dedicato all’arte moderna, nonostante, cronologicamente, la sua morte coincida proprio con l’evento che viene unanimemente considerato come punto cardine nel passaggio fra le due epoche.
La mostra è organizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì.