La mostra “Luciano Ventrone. La grande illusione” è stata ideata da Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi ed è stata concepita come un Focus nell’ambito dell’esposizione “Caravaggio. Il contemporaneo“.
Da Caravaggio a Ventrone
Le assonanze e i richiami a Caravaggio non mancano, come il richiamo puramente compositivo e stilistico di talune nature morte esposte al Mart – Solo per caso (2010), Il dono di Bacco (2011) e Strani compagni ( 2012) al “Canestro di frutta” di Caravaggio.
Luciano Ventrone mira a bilanciare questi richiami sviluppando – come scrive la curatrice nel catalogo “un tipo di natura morta altamente unico, che vede l’applicazione di luce e colore come fulcro catalitico in grado di convertire gli apparentemente ordinari soggetti della tela in una visione impressionante di “non vero” metafisico“.
Un diverso approccio alla luce ed al colore tra Ventrone e Caravaggio si contraddistinguono da una parte per l’uso drammatico, teatrale, emotivo dell’illuminazione, dall’altro la luce immanente in cui Ventrone immerge i suoi frutti e fiori: un luce che risiede all’interno e irradia verso l’esterno, diventando sostanza integrante di ciò che illumina.
Una luce che esalta il colore
Una luce che secondo la Noel-Johnson esalta il colore, facendo assumere alle sue tonalità proporzioni quasi magnetiche e ipnotiche, trasformando oggetti di uso quotidiano “in elementi soprannaturali”.
“La luce – scrive Vittorio Sgarbi nell’introduzione al catalogo – si mette al servizio dell’oggetto e, attraverso il riflesso, diventa materia, diventa sostanza integrante di ciò che illumina. È la luce immanente, luce che sta dentro le cose, che proviene da esse. È la lucemateria che rimanda alle origini dell’arte italiana prospettica, a Piero della Francesca, ovvero al concetto neoplatonico di luce come emanazione, come contenuto della forma-idea, come fattore strutturale e decisivo della harmonia mundi.”
Una rappresentazione teatrale della realtà quella di Ventrone, che posiziona meticolosamente sulla tela i soggetti naturali assegnandogli un ruolo centrale e non relegato o secondario.
“L’artista – suggerisce Sgarbi –sembra cercare un assoluto, una essenza, una entelechia che, nell’opera, cresce la realtà, non si limita a riprodurla. È di più. Ventrone è il pittore dell’iperbole. E iperboliche, esagerate, barocche appunto, sono le sue opere, piuttosto che iperrealistiche. Una grande illusione” o, per dirla con Victoria Noel-Johnson “la grande illusione della straordinaria metamorfosi dell’ordinario“.
Informazioni
Prima di accedere alla mostra, consultare il sito del MART- di Trento e Rovereto http://www.mart.trento.it/mostre per conoscere i giorni e gli orari di apertura.