Torna anche quest’anno, da fine giugno, Arte Contemporanea a Villa Pisani Bonetti in un dialogo con l’architettura cinquecentesca di Andrea Palladio che proseguirà fino al 10 novembre 2018: il progetto, avviato nel 2007 da Manuela Bedeschi e Carlo Bonetti, è coordinato oggi da Luca Massimo Barbero e curato da Francesca Pola.
Quest’anno le artiste chiamate a misurarsi con l’identità della bellissima Villa Pisani sono Lesley Foxcroft e Grazia Varisco, che interverranno con le loro opere sia all’interno che all’esterno della villa.
Le opere realizzate dalle due artiste sono pensate per dialogare con il luogo e gli spazi di una dimora abitata, in una dimensione privata e vissuta che non è soltanto uno spazio espositivo, ma diviene luogo di una memoria attiva e creativa, che nella relazione propositiva con la sua identità storica apre al visitatore inedite coordinate di esperienza.
Lesley Foxcroft
La mostra concepita da Lesley Foxcroft prevede per gli spazi interni della Villa un intervento nel salone centrale dell’edificio, dove l’artista intende connotare le quattro porte di accesso laterale attraverso altrettante sculture lineari orizzontali collocate sulle rispettive architravi e attentamente proporzionate alle loro dimensioni, sottolineando così la struttura architettonica dell’edificio palladiano e le sue principali traiettorie di transito interno.
Per il parco attorno alla Villa, Foxcroft ha inoltre concepito una scultura in metallo galvanizzato, che l’artista sostiene di aver scelto in ragione del suo uso ricorrente negli arredi urbani in esterno, per via della sua semplicità funzionale: questa scultura è composta da diversi moduli essenziali di forma ad “L”, disposti a delineare una sorta di parallelepipedo aperto e attraversabile, che integra il materiale urbano nel contesto naturale.
L’artista ha dichiarato di voler così “contenere lo spazio senza imporsi su di esso”, sottolineando quel dialogo tra ambiente e intervento artistico di tipo aperto, libero, non invasivo, che connota anche l’architettura di Palladio.
In uno degli spazi seminterrati, invece Foxcroft presenta infine una selezione di opere in diversi elementi realizzate a partire dal 1997. Sono sculture in materiali semplici e quotidiani, come cartone, MDF, gomma industriale – tutti materiali caratterizzati da estrema duttilità ed elasticità. In una sorta di ricercato anonimato della propria identità, sono forme che si adagiano sulle pareti o sul pavimento, costituite dalla sovrapposizione e variazione di posizione dei medesimi elementi, diversamente ma regolarmente orientati, che scandiscono lo spazio senza occuparlo con la loro plasticità, ma in una sua possibile progressione.
Essenzialità, rigore e razionalità sono tutti elementi di relazione attiva con lo spazio palladiano di Villa Pisani, che viene così attraversato e percorso da queste presenze che non lo occupano retoricamente come monumenti, ma ne sottolineano, con agilità e nitore, possibili traiettorie e percorrenze.
Grazia Varisco
Grazia Varisco si è concentrata per questa occasione sulla relazione dell’edificio palladiano con lo spazio circostante, ideando due interventi che mettono in rapporto la Villa e il parco.
Il primo si presenta come una superficie specchiante collocata a ricoprire i due corpi inclinati laterali della scalinata posteriore, che collega Villa Pisani al grande prato retrostante e all’ambiente intorno. Nel suo riflettere il cielo, adagiato come una pelle sulla struttura senza modificarne plasticamente i volumi, ma amplificandone il significato di passaggio tra interno ed esterno, questo lavoro intende connettere diversi spazi e tempi del transito del visitatore, e si dissemina anche sul prato adiacente, con alcune altre lastre specchianti più piccole, idealmente conducendolo sino alla cantina.
Le dinamiche del passaggio si ritrovano nel secondo intervento, una grande scultura concepita per il parco, costituita da due lastre verticali, affiancate ma non allineate tra loro, a delineare una sorta di corridoio a cielo aperto, che va restringendosi sino a culminare in una Risonanza specchiante sul fondo.
Al centro del grande salone della Villa, è poi esposta una grande installazione in tre elementi intersecantisi in tre colori diversi (bianco, nero e grigio), che appartiene alla tipologia degli Gnomoni: idealmente ed esplicitamente, una sorta di meridiana concettuale ed esperienziale in cui, grazie alla piegatura inattesa della struttura geometrica, l’ombra materializza il trascorrere del tempo.
In uno degli spazi seminterrati delle cantine, Varisco richiama la presenza di altri Gnomoni, ma con una soluzione più estesa e progressiva nello spazio, mentre al fondo del percorso si trovano i suoi Quadri comunicanti, che ripropongono in modo ancora differente il tema del vuoto e della superficie specchiante.
Fattori come il tempo e la luce, che già dalla fine degli anni Cinquanta caratterizzano il lavoro di Varisco, trovano nuova declinazione nel percorso concepito per Villa Pisani: come nell’architettura di Palladio, a fare la differenza e costituire l’unicità irripetibile dell’esperienza artistica.
La mostra intende accogliere il visitatore come vero e proprio ospite in una casa e nel parco circostante: dentro e fuori l’architettura di Andrea Palladio, le opere di Foxcroft e di Varisco si integrano con il luogo, così come i lavori nati negli anni precedenti dal dialogo stabilito con questi spazi da altri quattordici artisti internazionali.
Villa Pisani a Bagnolo di Lonigo, progettata da Andrea Palladio a partire dal 1541, al ritorno dal suo primo viaggio a Roma, e realizzata tra il 1544 e il 1545, è forse l’opera più rappresentativa del periodo giovanile della sua attività e con essa inizia la collaborazione con la Repubblica veneziana. Ispirata alla monumentalità della Roma imperiale, Villa Pisani rappresentava l’affermazione del potere di Venezia sulla terraferma: la dimora rappresentativa e vivibile nello stesso tempo, controllava il territorio agricolo circostante, mentre la posizione sul fiume la collegava alla Serenissima per i trasporti di persone e di merci.