Basilicata: itinerario tra borghi rurali e sapori lucani

La Basilicata rurale si svela nella sua autenticità in un viaggio da Potenza ad Abriola, passando per Brindisi di Montagna, Avigliano e i murales di Sant’Angelo Le Fratte.

C’è una regione nel cuore del Sud Italia che sfugge alle rotte turistiche più battute, ma che conquista chiunque abbia il coraggio e la curiosità di perdersi tra le sue strade. È la Basilicata, terra autentica, selvaggia e sincera come i suoi sapori, orgogliosa e generosa come i suoi abitanti. Verde e solitaria, sferzata dal vento la cui energia muove grandi pale eoliche che svettano tra colline morbide, punteggiate da boschi fitti, pascoli, campi coltivati e borghi arroccati come presepi di pietra. Qui ogni curva nasconde un panorama, ogni salita un respiro profondo. È una terra da esplorare in auto, lentamente, perché ogni strada è un racconto, ogni silenzio un invito alla contemplazione. I navigatori digitali non servono: bastano le indicazioni degli anziani del luogo, conoscitori sapienti del territorio, ciceroni spontanei dai volti segnati dal sole, sempre pronti ad accogliere il viaggiatore con la semplicità autentica di chi vive in armonia con la propria terra. In Basilicata si arriva per caso, ma si riparte con il cuore pieno di storie e bellezza.

Basilicata rurale: alla scoperta di Potenza, la città verticale dal cuore antico

Potenza è una città che si conquista in salita. Verticale, irta, sorprendente. Detiene due curiosi primati: è il capoluogo di regione più alto d’Italia con i suoi 819 metri di altitudine e qui si trovano le scale mobili più lunghe d’Europa, seconde al mondo solo a quelle di Tokyo. Un dettaglio che racconta molto di lei: moderna e al tempo stesso stratificata, difficile da leggere a un primo sguardo, ma capace di svelarsi poco a poco, passo dopo passo. Man mano che ci si inerpica verso il centro storico, tra salite e scorci inattesi, si arriva al cuore pulsante della città: il decumano romano di Corso Pretoria, che attraversa piazza Mario Pagano, ridisegnata con eleganza da Gae Aulenti e conduce al Teatro Francesco Stabile, piccolo gioiello architettonico che richiama, in scala, la maestosità del San Carlo di Napoli.

Basilicata
Potenza

Potenza è una città che custodisce storie antiche: dalla Torre Guevara, ultimo bastione del castello cittadino fondato intorno all’anno Mille dai Longobardi, alla Cattedrale di San Gerardo, patrono della città. Ogni pietra racconta di terremoti, rinascite e visioni artistiche. Anche la musica qui ha trovato casa: il compositore Ruggero Leoncavallo si dice abbia tratto ispirazione proprio a Potenza per la sua celebre opera I Pagliacci. E oggi, grazie al silent play “Le cose non sono sempre quello che sembrano” ideato da Gommalacca Teatro, la città continua a raccontarsi in un percorso sonoro emozionante, dove le voci dei potentini – giovani e anziani, migranti e radicati – si intrecciano in una narrazione corale sull’identità e l’appartenenza. Perché Potenza è così: un luogo che si può lasciare, a volte anche combattere, ma che non si dimentica mai. Le radici lucane affondano profonde, resistono, e trovano voce negli accenti, nei dialetti, nelle mani operose di chi continua a custodire e trasformare questa terra. Per maggiori informazioni visita il sito https://www.gommalaccateatro.it/potenzasilentplay/

Dove mangiare vicino a Potenza

A pochi chilometri da Potenza, immersa nel verde delle colline lucane, sorge La Dimora dei Cavalieri, un agriturismo che incarna l’autenticità della Basilicata rurale. Situata a Vaglio Basilicata, questa struttura offre un’accoglienza calorosa e genuina, grazie alla generosità di Pierino e di tutto lo staff, che fanno sentire ogni ospite come a casa propria. La Dimora dei Cavalieri è anche un’azienda agricola che coltiva grano duro lucano e alleva ovini e caprini, utilizzando cereali e foraggi prodotti in loco. Questa filiera corta garantisce la qualità dei prodotti serviti nel ristorante dell’agriturismo, dove è possibile gustare piatti tipici come i peperoni cruschi, la pasta fatta in casa e la salsiccia artigianale lucana. La Dimora dei Cavalieri è più di un luogo dove mangiare bene: è un’esperienza di territorio, cultura e semplicità. E quando cala la sera, lontano dall’inquinamento luminoso, ci si può fermare in silenzio, alzare lo sguardo e ammirare un cielo trapunto di stelle, limpido e profondo come solo in Basilicata sa essere. https://www.dimoracavalieri.it/

Cosa vedere ad Abriola

Lasciandosi alle spalle Potenza, si raggiunge Abriola, piccolo borgo arroccato su una collina che sembra uscito da una cartolina d’altri tempi. Un paese-presepe, dove le case in pietra si stringono le une alle altre e le piazzette panoramiche si aprono come terrazze naturali su valli verdi e silenziose. Qui, il tempo rallenta e i sorrisi degli abitanti accolgono i viaggiatori con quella curiosità gentile tipica della Basilicata rurale più autentica.

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Abriola

Il paese di San Valentino

Abriola è il paese di San Valentino, patrono degli innamorati, le cui reliquie riposano nella chiesa madre del borgo, la Chiesa di Santa Maria Maggiore. Secondo la tradizione, infatti, Valentino percorrendo la via Appia da Roma verso le Puglie, si fermò ad Abriola e qui con un miracolo simile a quello delle “Nozze di Cana”, facendo arrivare alcuni carri di grano, salvò gli abitanti da una grande carestia.

La terra del caciocavallo podolico

Abriola è anche un luogo dove batte forte il cuore contadino della regione: tra le colline che lo circondano sorgono numerose aziende agricole, custodi di antiche tradizioni. Una su tutte è quella di Nicola Pessolani, presidio Slow Food, che porta avanti con fierezza la produzione del caciocavallo podolico. Un formaggio unico, identitario, che racconta una storia di transumanze a piedi, fatica e orgoglio. Il signor Nicola accoglie i visitatori con lo sguardo intenso di chi ha conosciuto il ritmo della terra e ha scelto di trasmettere alle nuove generazioni il valore della semplicità, della qualità, dell’amore per le radici. Perché in Basilicata, il cibo non è solo nutrimento, ma memoria viva di un territorio che ha fatto dell’autenticità la sua forza. https://www.agricolapessolani.it/

Brindisi di Montagna: tra castelli e monasteri

Brindisi di Montagna sorprende il visitatore sin dal primo sguardo: il verde intenso e selvaggio che lo circonda ricorda quello dei paesaggi irlandesi, eppure siamo in Italia, nel cuore della Basilicata rurale. Arroccato su uno sperone di roccia sferzato dal vento e sorvolato dai rapaci, svetta il Castello Fittipaldi-Antinori, costruito nel 1260, che ancora oggi domina dall’alto il borgo sottostante. Un luogo sospeso nel tempo, dove la storia torna a vivere grazie a un sapiente allestimento multimediale: nella Sala del Trono, tra proiezioni e musiche d’epoca, si rivive l’atmosfera della corte angioina, con Guidone De Foresta, signore del feudo, e la vita quotidiana della servitù, intenta a cucinare nella grande sala da pranzo, mentre il suono degli zoccoli dei cavalli riecheggia in sottofondo.

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Brindisi di Montagna

Dall’alto del castello, lo sguardo abbraccia tutta la valle del Basento, un panorama mozzafiato che riempie gli occhi e il cuore. Poco distante, vale la pena visitare il Monastero di San Demetrio, risalente al 1500, un tempo “grancia”, ovvero masseria gestita dai monaci della Certosa di Padula – oggi patrimonio Unesco – per la produzione di beni destinati al sostentamento e alla carità. L’interno custodisce la chiesa di San Lorenzo martire, affrescata in ogni suo angolo, e un antico mulino dove si recuperano e lavorano ancora oggi i grani antichi, simbolo della resistenza e della ricchezza della cultura rurale lucana. Visitabile su prenotazione (Proloco info@prolocobrindisidimontagna.it oppure www.granciadeicertosini.it ), il complesso include anche la possibilità di partecipare a laboratori didattici dedicati alla produzione e lavorazione del miele (La Bottega del miele, labottegadelmiele.pz@gmail.com) nonché alla scoperta e conoscenza di prodotti tipici come il caciocavallo podolico dell’azienda agricola Podolico Reale (info@podolicoreale.com) .

Avigliano: borgo di artigiani, leggende e saperi da custodire

Avigliano, poco distante da Castel Lagopesole – la dimora di caccia prediletta da Federico II di Svevia – è un borgo che intreccia saperi antichi, storie illustri e una manualità d’eccellenza che si fa identità. Qui nacque il giurista e politico Emanuele Gianturco, uno dei padri del diritto civile moderno, promotore della cosiddetta “Scuola Napoletana”, fautore di un diritto più giusto, capace di rispondere alle esigenze della nascente società di massa. Il paese lo celebra con una piazza che porta il suo nome, incastonata tra piccole chiese come Santa Maria degli Angeli e Santa Lucia, custodi di arte sacra e affreschi seicenteschi.

Avigliano è anche terra di artigiani. Gesti tramandati di generazione in generazione, mani sapienti che danno forma alla memoria. Come quelle di Tonina Salvatore e delle sue figlie, che tessono su un telaio dei primi del Novecento, l’unico ancora in funzione in tutta la Basilicata, lo stesso sul quale tessevano sua madre e sua nonna. O quelle di Annangela Lovallo, che ricama micro-paesaggi dentro medaglioni grandi quanto una moneta, utilizzando la tecnica del punto pittura. Nella sua bottega nel centro storico, accanto alla cattedrale, ha fondato anche un piccolo museo dell’abito tradizionale lucano, con modelli settecenteschi ricamati con filo d’oro e pietre preziose.

Tra i maestri più rari d’Italia, Vito Aquila tiene viva l’arte della balestra (o valestra, come si dice qui), arma di difesa e simbolo di riscatto popolare, usata da briganti e donne, con la lama intarsiata e il manico ricavato da corno di bufalo. La leggenda narra che fu inventata da un fabbro per salvare l’onore della sua amata, e che fu la stessa donna a usarla per colpire il feudatario che pretendeva lo ius primae noctis. Una storia epica che affonda le sue radici nel quartiere più antico del borgo, ‘u Gret a Rocc, dove ancora oggi un angolo porta il nome di Cavalcavia del Riscatto. Ogni manufatto custodisce questa narrazione come un cimelio prezioso, un pezzo di identità che non può e non deve andare perduto. E come ogni luogo che racconta storie d’amore e di lotta, anche Avigliano ha il suo dolce simbolico: il tarallo glassato, noto come il “dolce della sposa”. Richiede tre giorni di lavorazione e un sapere che un tempo era gelosamente custodito dalle donne del paese. Oggi è una delizia che profuma di festa, condivisione e memoria prodotta nel Biscottificio Aviglianese in viale Aldo Moro 3.

Dove mangiare ad Avigliano: il baccalà dell’Osteria Gagliardi

Ad Avigliano il baccalà non è solo un piatto, ma una vera e propria dichiarazione d’identità. Qui, a pochi chilometri da Potenza, questo pesce “forestiero” ha trovato casa da secoli diventando protagonista delle tavole delle feste e simbolo di una cucina capace di trasformare l’essenziale in eccellenza. A celebrare questa tradizione è l’Osteria Gagliardi, nata nel 2009 da un’idea dello chef Stefano Errichetti. In questo piccolo e accogliente locale, il baccalà viene raccontato in mille sfumature: dalle frittelle dorate, alla parmigiana di baccalà, ai ravioli ripieni di baccalà su crema di ceci. Il piatto che più di ogni altro racchiude l’anima aviglianese è il baccalà servito con peperone crusco che racconta la Basilicata ad ogni morso. https://www.osteriagagliardi.it/

Sant’Angelo Le Fratte: tra murales, cantine e poesia


Sant’Angelo Le Fratte, adagiato alle falde della rocciosa montagna Carpineto, è un luogo dove l’arte incontra la memoria, e la pietra racconta storie. Siamo nel cuore della valle del Melandro, in uno dei borghi più suggestivi della Basilicata, noto come il paese delle cantine e dei murales. Un museo a cielo aperto dove ogni muro, ogni vicolo, ogni scorcio si trasforma in tela viva. Sono oltre 150 i murales che colorano il paese: opere realizzate da artisti locali, nazionali e internazionali a partire dal 1995, grazie all’intuizione dell’artista satrianese Luciano La Torre.

Basilicata
Sant’Angelo le Fratte

Ogni area del borgo custodisce un tema: nella zona della Cupa, tra le cantine storiche, i murales raccontano la cultura contadina e il vino nella mitologia classica. In altri angoli si indaga il rapporto dell’uomo con la roccia e l’acqua, mentre lungo il vicolo che nasce dall’arco di Palazzo Galasso, attuale municipio, si dipana la storia di Joannes Caramuel, vescovo dell’antica diocesi di Satriano, figura di grande spessore intellettuale celebrata nel suggestivo Museo del Viaggiatore. Un percorso affascinante che narra l’eredità culturale lasciata da questo uomo visionario, che a Sant’Angelo ha trovato casa e ispirazione.

Il borgo ospita anche una decina di statue in marmo e malta patinate in bronzo, che contribuiscono a creare un’atmosfera incantata, quasi teatrale. Non è un caso se Sant’Angelo Le Fratte è parte della “Repubblica dei Poeti, una micronazione che celebra la poesia contemporanea: qui, tra le pennellate, si respira anche il potere evocativo della parola. All’interno di Palazzo Galasso, infine, si trova anche la Pinacoteca Civica “Michele Antonio Saverio Cancro”, con ben 243 opere donate dall’artista al suo paese natale, in segno d’amore e gratitudine. Un borgo che è insieme racconto, immaginazione e poesia.

Il progetto Basilicata Rurale

Il tour Tra Cielo e Terra-Turismo rurale e nuove traiettorie esperienziali (area della Montagna Potentina) rientra nel progetto “Basilicata Rurale – Rete rurale dell’accoglienza per turisti viaggiatori, curiosi”, finanziato dal FEASR-PSR Basilicata come misura di Sostegno alla cooperazione tra piccoli operatori per organizzare processi di lavoro in comune (Misura 16 Cooperazione, Sottomisura 16.3). Il progetto che vede come capofila EXO organismo di ricerca, Smartland, Tab Consulting e Sintesi, ognuno per un’area geografica di competenza, ha l’obiettivo di costruire una filiera regionale del turismo rurale, coinvolgendo le imprese per ripensare e qualificare l’offerta dei servizi, stimolare processi virtuosi di sviluppo del territorio, riscoprire le vocazioni rurali dei luoghi. Per conoscere meglio il progetto, https://basilicatarurale.com

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